STORIA DI REGGIO: COSTANTE II A REGGIO E LA COSTITUZIONE DEL THEMA DI CALABRIA

L’invasione longobarda si era manifestata durante il regno di Giustino II, e sotto Maurizio Tiberio era giudicata ormai irreparabile. Anche il brillante e fattivo governo dell’imperatore Eraclio non aveva dato risultati apprezzabili, e la situazione si aggravò ulteriormente sotto il suo successore Costante II nel VII secolo.

Eraclio aveva dovuto tenacemente e vittoriosamente combattere contro la minaccia rappresentata dai Persiani, che avevano invaso l’intero Vicino Oriente, arrivando a conquistare l’intero Egitto. La sconfitta dei Persiani e la riconquista dell’intero territorio imperiale, però, paradossalmente aveva aperto la strada a nemici ben più terribili: gli Arabi. In pochi anni i califfi conquistatori si impossessarono dell’intera Persia e tolsero all’Impero le province orientali.

Le conseguenze si fecero sentire anche a Reggio ed in Sicilia. Appena arrivati a conquistare Cartagine, gli Arabi presero immediatamente di mira la Sicilia, realizzando un’incursione che colse completamente impreparate le autorità romee della regione. L’intero occidente romano sembrava sul punto di crollare sotto i colpi di barbari invasori dal nord e dal sud.

La risposta fu veramente imprevedibile. Lo stesso imperatore Costante II decise di trasportare la capitale imperiale da Costantinopoli a Siracusa, probabilmente al fine di rendere più incisiva la lotta per la salvezza dell’Italia. Prima di fermarsi a Siracusa, però, l’imperatore decise di rendere omaggio all’antica Roma, sull’esempio degli antichi Cesari, di cui si proclamava legittimo successore.

Le fonti non ci illustrano adeguatamente questo periodo, giacché gli storici di Costantinopoli preferirono vedere il gesto di abbandonare la Capitale, la città più bella, più grande e più ricca del mondo, un segno della pazzia che affliggeva Costante II. In verità, sembra oggi più corretto vedere nella decisione di Costante un segno dell’importanza che l’Impero annetteva all’Occidente romano, e sembra assodato che, in seguito al suo arrivo, furono presi adeguati rimedi e correttivi per rafforzare il sistema difensivo italico e siciliano, e per dare nuovo impulso alla guerra contro i Longobardi.

A noi piace immaginare anche l’adventus dell’Imperatore a Reggio nel 663, il suo arrivo solenne, con tutte le autorità cittadine civili, religiose e militari ed il popolo reggino ad attenderlo fuori dalle porte.

Ci piace anche localizzare l’ingresso di Costante II alla Porta Crisafi, la Porta Aurea (dove ora c’è la via Crisafi), che si apriva verso l’interno e le Colline del Salvatore, pur consapevoli della mancanza di riscontri storici. Secondo le fonti tarde ostili, riprese da molti storici, l’Imperatore avrebbe devastato i propri possedimenti e persino Reggio. Nella verità, invece, Costante II combatté solo contro i Longobardi.

L’Imperatore, poi, finì i suoi giorni, ingloriosamente assassinato nel bagno di Dafnì a Siracusa, e il suo fratello e successore Costantino IV decise di riportare la capitale a Costantinopoli. Probabilmente in quegli anni di permanenza in Italia fu, però, abbozzata l’applicazione del nuovo sistema tematico per l’Occidente. Si trattava di una sostanziale riordino dell’amministrazione e dell’esercito imperiale romano. Le nuove province, chiamate Themi, furono affidate ad un singolo governatore, lo stratego, che riuniva in sé le competenze civili e militari.

La sua corte disponeva di funzionari destinati al catasto, di giudici, di addetti alle finanze ed alla riscossione di tasse e tributi, oltre che di generali. Fu riformato anche l’esercito, con la creazione dell’istituto degli stratiotai, cavalieri con pesante armatura e lancia che si mantenevano mediante la coltivazione di appezzamenti di terreno forniti dallo Stato.

Si trattava di un coraggioso tentativo di ritornare ad un esercito nazionale all’altezza dei compiti di difesa del territorio. Ogni Thema, in teoria, doveva avere un esercito di 10.000 uomini armati, e quelli con affaccio sul mare dovevano avere anche una propria flotta da guerra. Il Thema era diviso in Bande, a loro volta divise in Drunghi, composte da più Topoteresie, mentre la cellula contributiva rimase il chorion, il villaggio agricolo in cui le tasse venivano divise automaticamente in base agli abitanti.

La riforma tematica divenne, in Italia meridionale, pienamente operativa sotto l’imperatore Giustiniano II, successore di Costantino IV, alla fine del VII secolo. Ciò che rimaneva, all’epoca, dei domini imperiali nella Magna Grecia fu soggetto al Thema di Sicilia, con capitale Siracusa. Ne facevano parta ancora i vecchi Ducati di Napoli e di Calabria, in cui furono riuniti territori superstiti del Salento (fino a quel tempo chiamato Calabria) e della Brettanìa.  In questa occasione, allo scadere del VII secolo, la Calabria prese il nome che porta tuttora, abbandonando quello di Terra dei Bruttii.

Com’era naturale, Reggio divenne la capitale del Ducato di Calabria e sede del Duca. In questo contesto il Vescovo di Reggio divenne Metropolita di Calabria.

 

Tratto da “La storia di Reggio a fumetti” commissionato dall’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria. Testo del professore Daniele Castrizio

 

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