STORIA DI REGGIO: DALLA FINE DELLA GUERRA ANNIBALICA AL BELLUM SOCIALE

Negli anni immediatamente successivi alla fine delle ostilità, le legioni romane non si ritirarono dalla Calabria, continuando la distruzione dei centri fortificati dei Bruttii. Roma non voleva più avere problemi con questa popolazione italica, che, dalla metà del IV sec. a.C., era stato il più grande nemico dell’ordine e della stabilità della regione. Il quadro della Calabria, al volgere del II sec. a.C. appare, quindi, profondamente mutato, con la scomparsa di tutti i centri di potere brettii, e la fondazione di nuove colonie militari romane, soprattutto nella zona dell’istmo lametino/scilletico, con Vibo Valentia come centro principale, nuova zecca per tutta la parte centro meridionale della regione.

Da questo momento, ai Bruttii, unici fra i popoli italici, fu impedito di entrare nelle legioni, ed il loro servizio fu quello di svolgere le funzioni di dipendenti dei governatori romani nelle provincie, servendo come portaordini ed esecutori di sentenze capitali. Teste Aulo Gallio, proprio quest’ultima incombenza ha generato l’infamante diceria, che ha dato origine a dotti trattati di accusa e di appassionata difesa fin dal Rinascimento, secondo cui i Cosentini, in quanto Bruttii, materialmente avrebbero eseguito la sentenza di condanna di Ponzio Pilato e, conseguentemente, crocifisso Gesù Cristo.

Come sempre avviene dopo guerre sanguinose, la ripresa economica fu lenta ma costante. Reggio, che aveva subito devastazioni nel suo contado, era riuscita, quasi  unico centro, a mantenere la propria cinta di mura ed a vedere potenziato il suo porto. Una svolta decisiva per il futuro della regione fu la costruzione della strada consolare che univa Reggio a Capua, quella che oggi si ritiene si sia chiamata via Popilia, dal nome del console che l’ha fatta realizzare.

Strumento principalmente militare, in grado di fare percorrere celermente alle legioni di Roma il tragitto verso il turbolento meridione, la strada fu anche pensata come mezzo di polizia, per combattere il brigantaggio e l’insicurezza dei traffici commerciali terrestri. Le stazioni di sosta e i controlli militari resero la Popilia l’asse portante dell’economia calabrese. Il suo tracciato, però, ricalca, grosso modo, l’attuale autostrada Salerno-Reggio, ebbe come effetto – di certo non casualmente – quello di spostare i traffici e la vita economica dello Ionio, con le sue poleis di Locri, Thurioi  e Crotone, al Tirreno, con la conseguenza dell’inizio del declino della grecità ionica.

Tale scelta strategica, che, sia pure con gradualità, diede il colpo di grazia a quello che rimaneva della Magna Grecia, non ebbe conseguenze nefaste per la sola Rhegion. La polis, al contrario, trasse giovamento dalla nuova situazione viaria, e vide accresciuto il ruolo di transhipment del suo porto, al punto che uno dei primi banchieri noti nell’antichità, Quintus Luccius, aveva come sua sede di operazioni proprio la città dello Stretto, dove armatori e mercanti avevano necessità di prendere in prestito denaro contante.

La vita sociale di Reggio, di conseguenza, si portò a livelli di benessere molto alto, e la stessa città offriva ai suoi cittadini ed agli stranieri di passaggio spettacoli teatrali, con una compagnia stabile di Technitai (“artisti”) di Dionisio, oltre che ginnasi, terme e bagni. Artisti reggini, in questo periodo, si esibivano nei più celebrati agoni musicali del mondo greco, riportando lusinghieri successi.

Dal punto di vista militare, l’unico momento di crisi fu determinato dal Bellum Sociale, che vide i popoli italici ribellarsi a Roma, perché ancora privi della cittadinanza romana e quindi dell’uguaglianza con i cittadini dell’Urbe. Anche in questo caso, i Bruttii dovettero, in qualche modo, appoggiare la rivolta, visto che nell’88 a.C. abbiamo notizia di un esercito italico di Calabria che tentava di assalire Rhegion, come al solito alleata fedelissima di Roma. Lo scopo dei generali italici era quello di procurarsi un porto per passare in Sicilia.

L’intervento tempestivo del governatore di Sicilia, Gaius Norbanus, bastò a difendere la città, che, grata, offrì al suo protettore doni onorifici ed iscrizioni, di cui è rimasta traccia grazie agli scavi archeologici sotto il Palazzo della Provincia. Il fallimento della presa di Reggio spinse l’esercito italico ad attaccare Taisia, che aveva un discreto approdo da cui tentare il traghettamento dello Stretto.

Tratto da “La storia di Reggio a fumetti” commissionato dall’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria. Testo del professore Daniele Castrizio

 

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