PARCO NAZIONALE D’ASPROMONTE, FAUNA

La composizione della fauna dell’Aspromonte è ricca e diversificata ed è il frutto di due fattori principali. La popolazione del massiccio, all’estremo meridionale della catena appenninica, e quello climatico, laddove le correnti atmosferiche provenienti dal Tirreno scaricano la loro umidità sul versante orientale, lasciando quello ionico in condizione di maggiore aridità. Una condizione che influenza grandemente la vegetazione e di conseguenza anche la fauna.

Accanto ad una diversa differenza di specie tra i due versanti, la localizzazione dell’Aspromonte, che costituisce la zona più meridionale raggiunta da molte specie durante i periodi glaciali, ha comportato la formazione di numerose specie endemiche, in particolare tra gli invertebrati, uniche di quest’area spesso localizzati in pochi siti isolati.

Tra gli anfibi troviamo la bella salamandra pezzata, che nelle aree forestali più fresche dell’Aspromonte vede il suo limite meridionale di distribuzione.  Analoga situazione è quella della salamandra dagli occhiali, endemica dell’Italia centromeridionale. Entrambe queste specie sono legate per la loro riproduzione ai freschi corsi d’acqua delle faggete e dei querceti. Un’altra presenza interessante è il tritone italiano, anche questo endemico dell’Italia meridionale, legato a corpi idrici di qualsiasi tipo  ma  con una certa preferenza per quelli a debole scorrimento o per le acque ferme.

Tra gli anfibi anuri (senza coda) un’altra specie unica del territorio italiano e presente, come limite meridionale, in Aspromonte, è l’ululone appenninico, un piccolo rospo dalla colorazione mimetica che, se disturbato, assume una posizione tipica in cui mostra il ventre, riccamente colorato a macchie gialle e nere, al quale i predatori associano il suo sgradevole sapore. Comportamento questo analogo a quello della salamandra dagli occhiali, che ha il ventre colorato di rosso e nero.

Il rospo comune, il rospo smeraldo, amante di ambienti caldi che ha colonizzato anche le oasi sahariane, la raganella italiana (altra specie endemica del nostro paese), le rane verdi, la rana dalmatina, specie terragnola e l’endemica rana appenninica sono le altre specie che compongono la fauna ad anfibi del Parco Nazionale. È da notare come la quasi totalità di queste provenga come distribuzione dalla dorsale appenninica e non sia presente in Sicilia.

Mentre la presenza di anfibi, soprattutto di quelli con maggiori esigenze in fatto di umidità, è più ricca sul versante tirrenico dell’Aspromonte, il versante ionico è il regno dei rettili, amanti del sole e maggiormente adattati anche a territori aridi e con vegetazione più rada. Qui troviamo la testuggine di Hermann, che in Aspromonte ha una popolazione apparentemente isolata, il geco verrucoso e il geco comune, il ramarro, la lucertola dei muri e quella campestre, la luscengola, il colubro liscio, il cervone, il più grosso serpente italiano, che raggiunge due metri e mezzo di lunghezza, il biacco, presente con una sottospecie nera dorsalmente e biancastra nel ventre, la natrice dal collare, il saettone occhi-rossi. Presente anche la vipera comune.

La comunità degli uccelli dell’Aspromonte, grazie alla varietà ambientale, è particolarmente ricca e presenta specie rare e oggi molto localizzate.

Agli spazi forestali aperti, frammisti a coltivazioni tradizionali e aree cespugliate, sono legati l’upupa, il succiacapre e diverse specie sempre più rare in Europa a causa della perdita di questo tipo di ambiente, mantenuto dall’uomo con la conduzione secolare delle sue attività tradizionali. Tra queste l’averla piccola, l’averla capirossa, lo zigolo nero e lo zigolo muciatto, più comune invece lo strillozzo.

Alle aree aperte, caratterizzate spesso da pietraie e pascoli usati per l’alimentazione, sono legati il gheppio, la poiana, la coturnice, assai localizzata in aperta montagna, il falco pecchiaiolo, che sul vicino Stretto di Messina si concentra durante la migrazione primaverile, il biancone, vera aquila dei serpenti dei quali si nutre in modo esclusivo, il corvo imperiale e la rara passera lagia, una specie tipica di aree assolate.

L’aquila del Bonelli – rapace mediterraneo presente in Sicilia ancora con qualche coppia e in passato anche in Sardegna, dove sembra quasi estinta – ha in Aspromonte una o due coppie nidificanti. Nidifica sulle pareti rocciose più remote, in grossi nidi di rami, lo stesso ambiente di nidificazione di una specie più comune, il falco pellegrino, considerato come il predatore più veloce del mondo.

L’aquila reale è ritornata recentemente a nidificare nella zona grazie alla migliore protezione dell’ambiente garantita dall’istituzione del Parco ed è presente anche il suo corrispettivo notturno, il gufo reale, il più grande rapace notturno europeo, che raggiunge un’apertura alare di 180 cm.

Al mondo delle rocce sono poi legate altre due belle varietà, il passero solitario e il codirossone, il primo anche presente nei centri abitati, dove nidifica nei buchi di antichi edifici e si fa vedere in cima agli stessi, con il suo caratteristico piumaggio blu scuro. Dove l’habitat è caratterizzato da una vegetazione più bassa, quasi steppica e da coltivazione dove l’uso della chimica è limitato, è presente la tipica comunità della famiglia delle allodole: la cappellaccia e l’allodola sono le più comuni ma sono presenti anche la più rara calandrella e, localizzata, la tottavilla. Soprattutto sul versante ionico si formano la macchia mediterranea e la più bassa gariga a piante aromatiche: qui è caratteristica la presenza della specie della famiglia dei silvidi, come la magnanima, la rara sterpazzola di Sardegna, la sterpazzolina, il comune occhiocotto e, dove la vegetazione si fa più alta e nei boschi, anche la sterpazzola e la capinera

Gli estesi ambienti forestali aspromontani ospitano una ricca fauna ornitica che include molte specie comuni e ampiamente distribuite ma anche alcune più rare e localizzate. Possiamo citare il colombaccio, la tortora e il cuculo. Il torcicollo, il picchio verde, il picchio rosso maggiore fanno parte tutti della famiglia dei picidi assieme al famoso picchio nero. Si tratta di una specie legata a boschi vetusti, presente in Italia solo nelle Alpi, forse con poche coppie in Appennino centrale e in alcune località dell’Appennino meridionale. In Aspromonte questa specie può essere considerata una superstite di tempi nei quali il clima era decisamente più fresco. Con il riscaldamento successivo alle glaciazioni è rimasta isolata in alcune località dove il clima fresco e un ambiente adatto ne permettono ancora la sopravvivenza. Nei boschi aspromontani i principali predatori sono l’astore e lo sparviero.

Tra i passeriformi delle foreste sono presenti anche il luì piccolo, il luì verde, il regolo e il fiorrancino, due minuscoli e attivissimi uccellini, la balia dal collare, presente solo in poche stazioni italiane e indicatrice delle faggete con grandi alberi invecchiati, la cincia mora, il picchio muratore e il rampichino che si nutre di insetti catturati arrampicandosi, con abilità, a spirale sui tronchi  degli alberi vecchi. Infine due specie hanno una distribuzione tipicamente alpina e sono presenti anche sull’Aspromonte in conseguenza della storia climatica di cui abbiamo già parlato a proposito del picchio nero. Si tratta del lucarino, presente sulle Alpi, assente in Italia peninsulare tranne che in Calabria – lo si trova nella Sila, nelle Serre Calabre e in Aspromonte – e del crociere, che vive sulle Alpi , in poche località dell’Appennino centrale, il Sila e sull’Aspromonte.

Tra i predatori notturni, che si distribuiscono in questi ambienti, ognuno con le proprie preferenze, sono presenti il barbagianni, l’assiolo, che arriva in primavera (ma in Aspromonte rimane in alcune zone anche d’inverno) ed emette nelle sere calde il caratteristico, flebile, “chiù”, la civetta e l’allocco.

Anche i mammiferi sono ben rappresentati in Aspromonte. Una specie facilmente osservabile è lo scoiattolo nero, di abitudine diurne presente qui con la sua sottospecie nera sul dorso e bianca sul ventre. Il suo ruolo nell’ecosistema è importante perché immagazzina il cibo (costituito da germogli, noci, radici e castagne) per l’inverno in buchi del terreno o in cavità degli alberi, favorendo la disseminazione. Un altro roditore particolarmente interessante è il driomio, imparentato con il ghiro, presente soltanto in Calabria e sulle Alpi nordorientali. Specie notturna, popola i boschi di conifere e latifoglie collinari e montani dove si nutre di frutta, semi e germogli ma anche di insetti, uova e molluschi.

I predatori includono diverse specie. La martora – molto simile alla faina, dalla quale si distingue per il ventre giallastro invece che bianco – è una specie forestale e arboricola, che preferisce i boschi maturi ed evita, al contrario della faina, gli ambienti antropizzati. Il gatto selvatico è difficile da osservare, ha le dimensioni di un grosso gatto domestico dal quale si distingue soprattutto per la corporatura più robusta, le strisce ben delineate e la coda più folta. Tuttavia la distinzione dai gatti domestici o inselvatichiti è assai difficile: la probabilità che si tratti di gatti selvatici aumenta se ci troviamo in zone remote, lontano da case e centri abitati. Il cinghiale è diffuso e abbondante, favorito in passato dalla scomparsa del lupo, suo principale predatore, e dalla elevata prolificità degli esemplari provenienti dall’Europa orientale che hanno imbastardito la razza più piccola, mediterranea, presente originariamente. In Aspromonte non sono presenti altri ungulati, come cervo o capriolo.

Il lupo era un tempo presente in tutta Italia, esclusa la Sardegna. Sopravvissuto in Sicilia fino all’inizio del secolo, era rimasto isolato in pochi nuclei sull’Appennino centrale e meridionale, fino alla Sila. La specie ha visto un processo di ricolonizzazione dopo la fine della persecuzione sistematica oggi sta arrivando a rioccupare anche le Alpi occidentali. In questo processo il lupo, negli ultimi anni, ha fatto nuovamente la sua comparsa sia in Aspromonte che nella Catena costiera. La maggior parte delle uccisioni di bestiame generalmente imputate al lupo deve comunque essere attribuita ai cani rinselvatichiti in costante aumento su tutto il territorio.

[Tratto da: Parchicard Calabria, guida ai servizi nelle aree protette 2007]

Vedi anche: TERRITORIO, VEGETAZIONE E FLORA, CULTURA E TRADIZIONI, PRODOTTI TIPICI