STORIE DI CALABRIA: GLI ALBERTI DI PENTEDATTILO

Nell’estremità dello “stivale” italiano, incastonato ai piedi di una enorme rupe a cinque pinnacoli da assomigliare ad una grande mano eretta verso il cielo, sorge il caratteristico borgo reggino Pentedattilo (in greco “Pentedàktylos”) con significato cinque dita.

In questo paesello, visse, nel Seicento, la famiglia degli Alberti, ostile a quella degli Abenavoli Del Franco signori del confinante feudo di Montebello.

Come nel caso della tragedia di Shakespeare, “ Giulietta e Romeo”, Antonia Alberti  si innamorò di Bernardino Abenavoli Del Franco, ma il matrimonio venne osteggiato dal padre di lei, Francesco. Alla sua morte, nel 1685, il figlio Lorenzo avrebbe voluto che la sorella sposasse don Petrillo Cortez, fratello della sua fidanzata. Bernardino, allora, stanco e irritato da questa situazione, nella Pasqua del 1686, al comando di 40 uomini armati, fece irruzione nel castello di Pentedattilo uccidendo Lorenzo Alberti e diversi suoi familiari. Anche Antonia andò incontro ad una atroce vendetta di Bernardino e, dopo essere stata violentata dai soldati, venne rapita insieme a don Petrillo e rinchiusi nei sotterranei del castello di Montebello. Qui però giunse la vendetta del viceré di Reggio che riuscì a liberare i prigionieri grazie all’apporto di un reparto di fanteria spagnola. Bernardino dovette scappare e scomparve per sempre. Di lui, infatti non si seppe più nulla, se non delle notizie leggendarie di una tragica morte nello Stretto di Messina. La dolorosa vicenda che spinse le due famiglie ad odiarsi ebbe come conseguenza la fine stessa di Pentedattilo. Infatti un senso di colpa gravò sul paese tanto che venne a poco a poco abbandonato, sinché il terremoto del 1783 distrusse la chiesa e disgregò persino la rocca, il simbolo di quel luogo.