STORIA REGGINA: LA CITTA’ DI MOTTA SANT’AGATA

L’antica fortezza di Motta Sant’Agata era collocata su una rupe a circa 400 m s.l.m., a pochi chilometri dall’attuale centro di Reggio Calabria, nella contrada detta “Suso” in prossimità di quella che oggi è la frazione di Cataforio sulla sponda destra del torrente Sant’Agata. Comprendeva i sobborghi di San Teodoro (con le chiese di Santa Maria del Soccorso e di Sant’Agata e un piccolo convento Carmelitano) e Santa Maria del Soccorso situati intorno alla rupe. Più in basso Sant’Andrea e l’Annunziata dove ora sorge Cataforio e poi ancora in alto San Giovanni  ubicato in corrispondenza dell’attuale San Salvatore. Della città di Sant’Agata facevano parte anche i villaggi di Cardeto, Mosorrofa, Armo, Vinco e Bovetto ed anche uno sbocco sul mare nel tratto di spiaggia compreso tra la foce del Sant’Agata e i confini di Motta Sant’Aniceto nell’odierna zona di San Leo di Pellaro.

Difficile stabilire esattamente quando e da chi fu fondata. C’è chi ipotizza che sia stata fondata dagli Ausoni, chi la identifica con l’antica Tisia, chi ritiene che fosse un “Kostrom” bizantino, di certo grazie ai rinvenimenti archeologici (tombe, ceramiche e monete) si è certi dell’esistenza di Sant’Agata sin dall’età greca e romana mentre da alcune pergamene risalenti al 1500 si evince che la città era municipio indipendente sia dalla vicina Reggio che da altri feudi.

La città, come detto, era al centro della rupe circondata da possenti cinte murarie ed intorno ad essa vi erano i sobborghi dove vivevano gran parte degli abitanti. Si poteva accedere solamente da due porte: di “terra” e di “marina”. La porta fortificata di “terra” si trovava ad est su un precipizio raggiungile da uno stretto viottolo che si inerpicava su un costone della rupe. Attraversata la porta si giungeva alla piazza della Chiesa Protopapale di San Nicola (conosciuta anche come la Cattolica), agli edifici destinati alle autorità, agli alloggi militari, al carcere ed alla chiesa di San Basilio (da qui fu prelevata la statua del santo, di fattura cinquecentesca attribuita al Mazzolo, e portata nella chiesa di Gesù e Maria a Cataforio dopo il terremoto del 1783).  Un ponte levatoio immetteva su un altro piano più basso denominato sobborgo di Sant’Andrea.  La porta di “marina”, situata sulla rupe lato fiume (all’epoca probabilmente navigabile), si immetteva da una scalinata nella roccia.

Sant’Agata faceva parte delle sei Motte localizzate nella fascia del litorale  reggino che va da Gallico a Capo d’Armi in comunicazione tra loro attraverso percorsi di crinale. Le altre cinque Motte erano: Motta Sant’Aniceto (tra Paterriti e Motta San Giovanni), Motta San Quirillo (Terreti), Motta Anòmeri (Ortì), Motta Rossa (Sambatello) e San Giovanni.

Sant’Agata terminò di esistere il 5 febbraio 1783, dopo il violento terremoto della Calabria meridionale che distrusse quasi completamente l’antica città. Con un decreto regio Ferdinando IV stabilì la ricostruzione del sito nell’odierna Gallina.

Oggi è possibile osservarne i resti in località Suso di Cataforio. Tra le architetture principali ancora in parte emergenti, la chiesa Protopapale di San Nicola.

Vedi anche: ANTIPATIE E SIMPATIA TRA REGGIO E SANT’AGATA