Gen 3 2018
I BORGHI REGGINI: ARMO, UN PO’ DI STORIA
Armo è una frazione del comune di Reggio Calabria abitata da circa 250 anime arroccata nell’entroterra collinare della zona sud della città a ridosso del monte San Demetrio ad un’altitudine di circa 350 m s..l.m.
Nell’antico dialetto calabrese, la parola “armo” significa “rupe” o “sperone“.
È un borgo di antica fondazione con alle spalle una lunga storia strettamente legata alla vicina Motta di Sant’Agata. Altrettanto forte il legame con le presenze basiliane del reggino, in particolare con la presenza di Sant’Arsenio da Armo e del di lui discepolo Sant’Elia lo Speleota.
La prima fonte scritta che menziona il paese di Armo è un testo greco del X sec. d.C., La Vita di S. Elia lo Speleota, che lo indica come luogo scelto dai monaci Arsenio ed Elia per ritirarsi in preghiera. Attorno ai due eremiti si raccoglierà ben presto il primo nucleo del futuro monastero di Sant’Eustrazio (Hagios Eustratios) dove si erano stabiliti i due santi facendo di Armo un centro attivo di vita basiliana con un ruolo di rilievo nella campagna bizantina circostante, sottoposta in quel periodo a frequenti incursioni saracene.
Le prime notizie sull’autonomia della città-fortezza di Sant’Agata risalgono all’epoca angioina (1268) ed in quel periodo Armo era un suo casale, con giurisdizione dei confini meridionali dell’universitas spingendosi lungo l’omonimo torrente fino alla località Bovetto.
La prima testimonianza dell’esistenza di una chiesa in paese risale al 1310 affidata a un cappellano e dedicata a Santa Maria dove veniva officiato un rito greco. All’interno del luogo di culto vi era un’icona della Kimisis (dormizione), onorata solennemente dal popolo nella festa del 15 agosto.
Dopo l’estinzione di Sant’ Eustrazio il monachesimo basiliano viene continuato nel monastero di Santa Maria in Trapezomata, reso illustre, nel Quattrocento, dalla figura dell’abate Onofrio Circino da Armo, che si è distinto negli studi della cultura greca.
Nel 1632 Armo viene elevata a parrocchia di “Assunzione di Maria Vergine” dall’arcivescovo D’Afflitto con la scelta d’imporre definitivamente il rito latino.
Il tremendo terremoto del 1783, procura anche ad Armo danni notevoli, il monastero di S. Maria in Trapezomata verrà abbandonato, quasi completamente distrutta anche la cappella intitolata a Maria SS. della Consolazione e San Rocco, fondata a Puzzi da Giacomo Laboccetta nel 1745, precursore dell’attuale chiesa di San Rocco.
Successivamente Armo non è più un casale ma un sottocomune della municipalità di Sant’Agata in Cataforio fino al 1870 quando verrà aggregato al comune di Gallina.
Il nuovo terribile terremoto del 1908 che colpisce Reggio e Messina, distrugge l’intero paese. La ricostruzione avviene con l”edilizia popolare” in pieno regime fascista, venti anni dopo. Le palazzine vengono edificate nel rione Giardini e viene costruita l’attuale chiesa che va a sostituire la vecchia baracca.
Con il regio decreto del 7 luglio 1927 nasce la Grande Reggio e quattordici comuni, tra i quali Cataforio e Gallina, vengono assorbiti da quello di Reggio Calabria.
Nell’ultimo periodo, in un terreno adiacente al camposanto comunale di Armo, sono stati riservati dei loculi che hanno accolto le salme di alcuni migranti purtroppo naufragati e deceduti sulle nostre coste.