STORIA DEI BORGHI REGGINI: MOSORROFA

Documenti e reperti aiutano molto l’opera di ricostruzione del passato di questo borgo.

Durante il processo di unificazione, un rapporto dei militari italiani certifica che la popolazione fosse ellelofona.

Numerose etimologie lasciano intendere le origini magno greche dell’insediamento. Lo stesso toponimo è composto dalle parole greche “meso” e “chora”, ossia terra di mezzo.

E’ attendibile l’ipotesi secondo la quale Mosorrofa si sia sviluppata grazie alla protezione e collaborazione con la Città Agatina. Proprio un censimento agatino dei primi anni del seicento certifica la presenza di 76 nuclei familiari, l’equivalente di circa trecento abitanti.

L’urbanistica dei quartieri Mulè, Strapunti, Javureddhu, conservano elementi architettonici comuni a quelli riscontrati in borghi medievali vicini come Melito e San Lorenzo.

All’interno della chiesa parrocchiale vi sono importanti altari settecenteschi di scuola siciliana, ed un’acquasantiera di epoca medievale.

Nel piccolo museo parrocchiale sono custoditi libri antichi, ostensori, suppellettili religiose e statue, tra le quali la “giuda”, una statuetta in bronzo di San Demetrio, che è l’oggetto più antico di tutta la parrocchia.

Da questa, nell’Ottocento, un’artista napoletano, si ispirerà per la statua lignea utilizzata nelle odierne processioni.

Lungo le fiumare sorgono alcuni mulini ad acqua ed una gualchiera, interessanti testimonianze di archeologia industriale.

Alcuni di questi sono visitabili grazie alle’escursioni guidate organizzate dal Museo delle Arti e dei Sapori di Cardeto.

 

Tratto da “Il Bollettino Archeologico di Motta Sant’Agata” n° 3 (2012) a cura di Francesco Ventura