LOCALITA’ DEL REGGINO: VILLA SAN GIOVANNI, CENNI STORICI

L’area di Villa era abitata in età classica, conosciuta fino al 1791 col nome di Fossa San Giovanni, in quanto vi era una chiesetta di proprietà dei Caracciolo dedicata a San Giovanni Battista. Poi Ferdinando IV acconsentì a ribattezzarla Villa San Giovanni.

Dapprima casale di Fiumara di Muro e di Catona, Fossa vide una rilevante crescita demografica in seguito al terremoto del 1793, dovendo accogliere i superstiti di Fiumara e di altri paesi limitrofi che si stabilirono anche nei piccoli borghi di Acciarello, Pezzo e Cannitello.

Ecco quindi che fossa, da piccolo borgo di duecento anime, vide stravolgere la sua fisionomia.

Grazie alla famiglia Caracciolo, fu edificata a Fossa (fino a quel momento priva di parrocchia) una cappella dedicata a San Giovanni Battista.

Da qui la nuova denominazione di Fossa San Giovanni.

Varie dispute si creano sul nome da attribuire alla località, che coinvolsero diverse famiglie potenti: c’era infatti chi la voleva chiamare Villa della Fossa. Alla fine un decreto del re Ferdinando IV, del 6 novembre 1789, stabilì il nome definitivo in Villa San Giovanni.

Nel 1799 la cittadina aquisiva la sua autonomia all’interno del cantone di Reggio, e nel 1807, sotto i francesi, divenne capoluogo di governo.

Nel 1811, in seguito al decreto del 4 maggio che istituiva i comuni e i circondari, Villa San Giovanni divenne capoluogo di Circondario, status che mantenne anche in seguito della legge borbonica del 1° maggio 1816 che stabiliva la nascita della Provincia di Reggio Calabria.

Divenne quindi centro rilevante per ciò che riguarda la filatura della seta e per il commercio dei cascami, accrescendo via via la sua economia.

Grazie all’attività delle numerose filande venne definita la “Manchester della Calabria”. Proprio a Villa, infatti, nel 1780, fu inaugurata la prima filanda a vapore.

Parallelamente la città si segnalava per la produzione vinicola, per quella agrumaria (ricavo dell’essenza del bergamotto) e per quella dei bozzoli.

Nel 1860 Villa fu teatro di importanti avvenimenti garibaldini: nell’abitazione del signor Bevacqua, nella frazione Piale, il 23 agosto fu firmata la resa delle truppe borboniche a Garibaldi. L’eroe dei due mondi soggiornò a Villa anche presso le abitazioni delle famiglie Lofaro e Corigliano.

La felice posizione geografica, sul punto calabro dello Stretto di Messina più vicino alla Sicilia, portò a consolidare nell’area portuale di Villa punti di attracco per i traghetti e ad intensificare il traffico con l’isola. Alla fine dell’800, l’aumento del numero dei passeggeri (determinato dall’attivazione della linea ferroviaria Reggio – Battipaglia nel 1895), la crescita richiesta dei produttori siciliani sul mercato internazionale e le esigenze di trasporto militare, richiesero una maggiore efficienza dei collegamenti con la Sicilia.

Ecco quindi che Villa San Giovanni (che consentiva il collegamento più breve con Messina) vide la necessità di realizzare un porto efficiente (ultimato nel 1905) e via via di consolidarne le strutture: furono infatti installate moderne attrezzature per l’attracco dei ferry-boats e per il trasporto dei treni (raccordando la linea ferroviaria alle invasature delle navi).

Il terremoto del 1908 causò ingenti danni alla città, minandone strutture ed economia. La ricostruzione avvenne sullo stesso sito, con la realizzazione di strade larghe ed abitazioni moderne.

Nel 1927 Villa San Giovanni veniva inserita nel progetto della Grande Reggio, un’idea di ampliamento del comune di Reggio Calabria che avrebbe dovuto assorbire quattordici comuni dell’area dello Stretto e che fu ufficialmente trasmessa al Governo Nazionale Fascista dal Podestà reggino, Amm. Giuseppe Genovese Zerbi. L’iniziativa fu approvata da Mussolini e resa ufficiale il 7 luglio dello stesso anno.

Ma il progetto venne realizzato solo in parte e Villa, anche per le decise rimostranze dei suoi abitanti, riottenne l’autonomia amministrativa nel 1932.

La crisi del settore della seta negli anni ’50 determinò il declino di un’industria che per anni aveva retto l’economia locale e che già aveva subito un colpo tremendo dal terremoto del 1908. Delle tante filande oggi non restano che gli edifici dismessi con le loro ciminiere in mattoni, ormai esempi di archeologia industriale.

Oggi Villa San Giovanni ha ulteriormente accresciuto le proprie potenzialità portuali, ha sviluppato l’industria alberghiera e i commerci.

 

Tratto da “Villa San Giovanni – Dove il cielo è pieno di visioni (Laruffa Editore) 2002