Giu 9 2017

STORIA DI REGGIO: I PROFUGHI SICILIANI

La pulizia etnica portata avanti dai Saraceni in Sicilia – al fine di trovare le terre centinaia di migliaia di coloni berberi che erano fatti arrivare nell’isola – ne cambiò per molti secoli la componente etnica, soprattutto nella parte occidentale. Per tutto il medioevo, dopo la conquista araba, i documenti di archivio testimoniano una presenza quasi esclusiva di nomi arabi, e ancora Federico II, nel XIII secolo, dovette combattere contro alcuni centri di resistenza islamica nell’isola, tra i quali l’antica città di Entella, il cui comandante militare arabo batté moneta fino alla disfatta finale.

Possiamo immaginare con quale animo gli esuli siciliani furono costretti a lasciare le loro terre. La loro prima scelta fu quella di istallarsi nella vicina Calabria, confidando nella capacità di difesa delle sue fortezze, anche se la vita non doveva essere facile. Sappiamo, infatti, dalle vite dei Santi che la prospettiva di essere catturati da bande di razziatori saraceni venuti dal mare non era poi tanto remota.

È sorprendente vedere come, nonostante un regime di guerra pressoché continuo e la mancanza delle più elementari forme di sicurezza, il quadro di Reggio e del Reggino non è per niente desolante. Sappiamo che le forze venute dalla Sicilia arricchiranno il panorama spirituale della Calabria, ma anche in altri campi il loro ruolo dovette essere decisivo. Siciliani furono grandi santi italo-greci, quali Sant’Elia di Enna, detto Nuovo, o San Giovanni il Mietitore, che si fecero maestri di monaci ed asceti reggini.

Si venne a creare un clima molto favorevole ad una fioritura spirituale, destinata a durare per alcuni secoli, e capace persino di resistere alla conquista normanna, modellando il carattere e le tradizioni dei Reggini.

Il numero e la qualità dei santi calabresi del periodo in questione sarebbero tali da meritare una storia a parte. Non possiamo passare, però, sotto silenzio almeno i nomi dei più famosi, che, tra il X e l’XI secolo, santificarono l’intera Calabria, lasciando un ricordo indelebile nella storia della Chiesa. Citeremo, allora, Sant’Elia lo Speleota, nato a Reggio e santificatosi nel Monastero delle Grotte nella Valle delle Saline; San Nicodemo di Mammola, dei cui luoghi di ascesi è pieno l’Aspromonte; Arsenio di Armo, sacerdote dai carismi divini; San Fantino il Giovane, che ebbe un ruolo importante per la creazione dei monasteri sul Monte Athos e che morì a Tessalonica, ricevendo dai Tessalonicesi una chiesa in suo onore; i Santi Onofrio e Vitale, celebri per le loro virtù ascetiche; San Nilo di Rossano, che divenne celebre per l’intera ecumene cristiana. Si tratta solo di alcuni nomi che riescono ad emergere dall’oscurità di una storia che, con la “guerra dei santi” voluta dai conquistatori, si è cercato in tutte le maniere di negare e di cancellare.

Tratto da “La storia di Reggio a fumetti” commissionato dall’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria. Testo del professore Daniele Castrizio

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