Mag 5 2017
STORIA DI REGGIO. LA GUERRA PIRRICA: RHEGION NELL’ORBITA DI ROMA
Subito dopo la morte di morte di Agatocle nel 289 a.C., un gruppo di ex mercenari mamertini (“votati a Mamers/Marte”), che avevano ottenuto dal basileus la cittadinanza siracusana, furono scacciati dalla polis e si diressero verso Messana, che da un secolo aveva svolto un ruolo di punto di raccolta e di arruolamento di mercenari senza ingaggio.
La loro presenza, quindi, non destò preoccupazioni nella cittadinanza, che si lasciò sorprendere quando i Mamertini occuparono militarmente la città, uccidendo gli uomini e sposandone le mogli. Messana diventava dunque Mamertina, un centro di cultura osca nel cuore della grecità. La loro presenza, e l’inizio di una serie di attacchi e incursioni nel vicino territorio dipendente dai Siracusani, si pose subito come un fattore di instabilità politica nella regione.
Di più, essi divennero quasi come un muro invalicabile, un ostacolo che sbarrava il passo per sempre ai Siracusani, incapaci da allora di intervenire militarmente in Calabria.
L’interposizione dei Mamertini lasciava ora da sole le poleis greche della Magna Grecia, ormai incapaci di provvedere da sole alla difesa della regione. Le razzie endemiche dei Bruttii costrinsero, allora, i governi greci a scegliere un nuovo alleato forte, capace di garantire la pace in tutta la Magna Grecia. La scelta, operata in sintonia da Thurioi e da Rhegion, si impuntò su Roma, che, nel 282 a. C., divenne alleata delle due poleis e, almeno a giudicare da un’emissione monetale, anche di Locri. L’accordo prevedeva l’invio di una guarnigione romana di supporto in caso di pericolo, per permettere alle città magnogreche di evitare le spese di mantenimento di mercenari nell’acropoli, ormai un pericolo anch’essi, visti i casi antichi e recenti.
Il pericolo, nel caso particolare, si presentò già nel 280 a. C., con l’arrivo di Pirro, basileus dell’Epiro, chiamato da Taranto, nel tentativo di creare un argine ai popoli italici diverso da Roma. La spedizione di Pirro (che si diresse contro Roma, avendo stavolta come alleati gli Italici) conobbe dei successi iniziali, sia pure pagati a caro prezzo in termine di vite umane (le famose vittorie di “Pirro”). Tali vittorie incoraggiarono tutti i partiti democratici e radicali delle poleis della Magna Grecia ad annullare i trattati con Roma sottoscritti dai partiti aristocratici, ed a passare dalla parte dell’Epirota e dei Bruttii.
Anche a Rhegion il partito democratico era pronto a fare la medesima mossa, ma fu prevenuto dal comandante del presidio romano, Decius Vibellius, di razza campana come tutta la guarnigione. Forse su consiglio del console e del governo romano, il presidio si ribellò e conquistò la città, come avevano fatto i Mamertini in Sicilia.
Fu, però, una ben strana ribellione quella della guarnigione reggina, che talune fonti cominciano a chiamare da questo momento Legione VIII Campana. I “ribelli” si schierarono dalla parte dei Romani contro Pirro, legandosi in maniera particolare ai Mamertini di Messana ed ai Tauriani di Mamertion (tanto da tentare di dar vita al “Regno osco dello Stretto”). Sempre nella loro qualità di alleati dei Romani, i Campani di Decio Vibellio respinsero persino un attacco alle mura di Rhegion sferrato da parte dell’esercito di Pirro, conclusosi solo con l’incendio del legname per costruzione navali ammucchiato fuori dalle porte. La legione Campana, ancora partecipò, al fianco dei soldati regolari romani, alla presa di Kaulonia, addirittura impossessandosene in nome degli alleati. Infine, forse una strana emissione calabrese (con testa di Apollo/tripode e leggenda che rimanda a Mystia ed a Hyporon) si deve leggere nel quadro della guerra contro Pirro, nel senso della temporanea occupazione della legione Campania dei centri di Mystia, presso Kaulonia, e Hyporon, presso Capo Spartivento.
Le fonti, invece di puntare il dito contro i Romani fedifraghi, fanno notare come, a muovere la cupidigia dei Campani, sia stata la meravigliosa opulenza delle case reggine, lo sfarzo delle vesti, la ricchezza dei patrimoni. Quando a Decio Vibellio, gli toccò la sorte di essere vittima della vendetta di un Reggino. Colpito da una malattia agli occhi, e temendo di essere curato da un medico di Rhegion, Decio si rivolse ad un luminare di Messana, senza sapere che si trattava di un reggino emigrato, che, ricordandosi la sua origine ed i torti patiti dai concittadini, approfittò dell’occasione per accecarlo definitivamente.
Dopo la sconfitta di Pirro, la situazione a Rhegion non poteva più essere tollerata dai Romani, che certamente temevano l’esistenza di un forte stato osco sulle due rive dello Stretto, oltre all’imbarazzo sulla scena internazionale della finta “ribellione” e del tradimento ai danni degli alleati Reggini (che liberamente avevano fatto entrare i Romani in città ed altrettanto liberamente potevano chiedere loro di andarsene).
Nel 270 a. C. venne il momento della resa dei conti con i Campani di Reggio: battuti in battaglia, furono assediati dai Romani e dai Siracusani del basileus Hieron II, che sperava di potere riaprire la possibilità di intervento in Calabria. La guerra fu di breve durata: i Campani si arresero, consegnando la città, ma anche i pochi superstiti furono giustiziati. Certamente, la polis fu resa ai Reggini, ma, se guardiamo la lista dei trionfi romani, quello del 270 a. C. portò l’iscrizione DE REGINEIS, “sui Reggini”, che erano stati alleati dei Romani e vittime della loro guarnigione, ma certo non nemici. Da quel momento, Reggio fu alleata subordinata di Roma, una vera e propria suddita: i Romani erano ormai padroni d’Italia.
Il comportamento dei Romani verso Rhegion, però, destò molto scalpore a livello internazionale, tanto che sappiamo delle vibrate proteste di Antioco, basileus seleucide di Siria, contro il Senato di Roma, per chiedere conto del trattamento riservato ai Reggini.
L’ultima conseguenza della sconfitta fu esproprio da parte di Roma, ai danni dei Tauriani, di una larga porzione della Sila Selva, l’Aspromonte reggino, il cui legname era fondamentale per la cantieristica navale e le costruzioni civili.
Tratto da “La storia di Reggio a fumetti” commissionato dall’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria. Testo del professore Daniele Castrizio
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