REGGINI ILLUSTRI: RODOLFO ZEHENDER (E LUCE FU)

Rodolfo Zehender nasce a Reggio Calabria il 14 luglio 1862 in una famiglia patriarcale e numerosa
da Giovanni, proprietario e intendente di Finanza, e Maria Grazia Raho
La sua infanzia è stata dura. Dopo la morte del padre, a soli 14 anni divenne capofamiglia. Si
imbarcò come mozzo e poi, tornato sulla terraferma, pur continuando a lavorare per mantenere i
suoi fratelli, con sacrifici si diplomò geometra a pieni voti. Sacrifici i cui frutti contribuirono non solo
al mantenimento della sua famiglia ma anche alla crescita della Reggio Reggio dell’epoca.
Giovane dall’intelligenza brillante fu impiegato prima nell’ufficio tecnico erariale di Reggio e poi in
quello delle Ferrovie dello Stato. Lavorare e studiare erano per lui due azioni necessarie: la prima
per aiutare la famiglia e la seconda per inseguire una vocazione che non tardò a manifestarsi.
Si laureò con il massimo dei voti in ingegneria civile al Politecnico di Napoli.
A lui uomo rigoroso, ingegnere illuminato, laborioso e determinato, si deve l’avvento della luce
elettrica nella provincia di Reggio: nel 1906, infatti, fondò la “Società Riunite di Elettricità”, che lo
vide direttore generale sotto la presidenza del barone avvocato Francesco Mantica. Il suo impegno
non si fermò a Reggio Calabria ma si espanse in provincia di Salerno. A Casoletto Spartano,
infatti, eseguì il complesso della Sieb (Società Anonima Idroelettrica Bussentina). Quindi fondò in
Aspromonte la «Società Idroelettrica Vasì » (Cosoleto) per l’illuminazione di quella zona, avendo
come socio il comm. Antonio De Leo di Bagnara. Le industrie del nord guardavano da lontano
una rivoluzione che non credevano possibile in quel Meridione così “retrogrado” e invece capace
di tali espressioni avanguardistiche nel settore idraulico ed energetico.
Sempre nel 1906 diede vita alla “Zehender & C.” che aveva come socio accomandante l’on.
Giuseppe Albanese e aveva sede a Palmi, che forniva energia elettrica per l’illuminazione anche a
Bagnara e Scilla fornendo a queste cittadine e ad altri paesi dell’Aspromonte: era il 15 aprile del
1906 quando l’acqua, della centrale idroelettrica con propri generatori sul torrente Sfalassà, si
trasformava in luce per la città di Palmi e Scilla.
Gran parte degli impianti furono però distrutti dal terremoto del 1908 ma con grande caparbietà li
ricostruì.
Il 20 novembre 1911 si riunì per la prima volta il comitato promotore della società tranviaria da lui
stesso presieduto. Furono i primi passi verso la costituzione della “Società Anonima Tramvie di
Reggio Calabria” (SATRC), il cui statuto venne approvato nel 1912 e di cui fu il primo direttore: la
città e la sua borghesia con il suo popolo, decidono di dotarsi di un sistema tranviario (13 gennaio
1912). Progettista, direttore, anima di tutto il progetto, si deve quindi alla sua intraprendenza, durante
sua sindacatura di Giuseppe Valentino, l’inaugurazione della prima tranvia che il 10 marzo del
1918 percorse le strade di Reggio Calabria, attraversava l’intero centro cittadino, dal ponte
Annunziata fino al Ponte Calopinace, alla chiesa dei Riformati (quasi 9 km), per la quale furono
spesi 50 milioni di lire, che in seguito sviluppò con una “flotta” di sei elettromotrici bidirezionali (il
servizio tranviario terminò il 31 agosto 1937, per la concorrenza del servizio di autobus
municipali).
Protagonista del cambiamento che in quegli anni riguardò specialmente l’energia elettrica fece
costruire anche una centrale termoelettrica nella via Possidonea di Reggio e un’altra a carbone
nella rada Giunchi e alla fine degli anni Venti sostenne economicamente società in difficoltà come
la «Società forestale delle Calabrie».                                                                                                                                                  Importante anche il suo contributo alla vita sociale della città. Nel 1916, tra l’altro, con decreto
ministeriale fu nominato componente del Consiglio di amministrazione della Regia Scuola
industriale di Reggio Calabria, come delegato della Camera di Commercio della città.
Tra i quattrocento Cavalieri del lavoro nominati prima dell’ingresso in guerra nel 1915, vi era anche
il suo nome.
Morì a Reggio Calabria il 19 novembre 1930 all’età di 68 anni.

Fonte: Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea