STORIA DI REGGIO: I  LONGOBARDI IN CALABRIA

La guerra tra Romei e Goti era durata molti anni, e certamente le regioni settentrionali e centrali, in cui gli eserciti si erano confrontati lungamente, dovevano avere risentito. Alla fine dei combattimenti occorreva ridare un assetto amministrativo efficace e provvedere alla tutela del confine delle Alpi, pressate sempre dai barbari di stirpe germanica. La penisola fu, quindi, unificata sotto il controllo dell’esarca, un alto funzionario imperiale, posto a Ravenna. Il resto del territorio fu diviso in Ducati, specie di regioni militari, il cui Duca era un generale dell’esercito romano incaricato di provvedere alla difesa del territorio. L’esercito era arruolato nei vari ducati, ma, oltre ai soldati locali poco addestrati, erano in servizio mercenari stranieri di grande esperienza. In caso di bisogno, da Costantinopoli venivano inviati corpi scelti di guerrieri professionisti.

Per la Sicilia, vista l’importanza della sua produzione di grano, l’imperatore decise di dotare l’isola di un’ampia autonomia, sul modello riservato fino ad allora solo all’Egitto. Il governo fu diviso: il responsabile civile risiedeva a Catania, e doveva provvedere alla gestione del grande latifondo imperiale granario, mentre il generale preposto alla difesa, con le truppe migliori, era di stanza a Siracusa, storica capitale dell’isola.

Come previsto, i problemi vennero dal nord. Il popolo dei Longobardi, spinto dalla pressione di popolazioni barbare ancora più forti, riuscì ad entrare in Italia nel 569, già pochi anni dopo la fine della guerra gotica. Le truppe imperiali non riuscirono ad impedire l’infiltrazione nel territorio italico dei Longobardi, divisi in gruppi autonomi guidati da Duchi, formalmente dipendenti dal re, ma di fatto liberi di agire.

In questo frangente venne alla luce il punto debole del sistema difensivo romeo. L’Impero, com’era sempre stato, veniva visto come una federazione di città e popoli, soggetti all’Imperatore. Di fronte ai Longobardi, quindi, ogni città pensò esclusivamente alla sua difesa, cosa resa ancora più facile dal fatto che i barbari erano assolutamente incapaci di assediare centri urbani provvisti di mura. L’invasione longobarda non fu, quindi, sistematica, ma avanzò, come si suole dire “ a macchia di leopardo”. I barbari, semplicemente, passavano oltre le città in cui trovavano resistenza, occupando quelle che si arrendevano. In questo modo, le principali città italiche riuscirono, in un primo tempo, a mantenersi libere, mentre i vari duchi avevano preso vari centri del nord, del centro e del sud d’Italia.

Dopo la calata dei Longobardi, la guerra si trasformò in una secolare battaglia, scandita da armistizi e perfino alleanze da parte dei due contendenti, con una lenta ma regolare erosione del territorio imperiale da parte dei Longobardi, culminata nella presa di Ravenna del 751, che aprì la strada alla defezione dall’Impero del Ducato di Roma, in cui il papa cominciò a supplire sempre di più alle inefficienze di un governo imperiale ogni anno più debole.

Per quanto riguarda la storia della nostra città, bisogna affermare che i Longobardi riuscirono a costituire una forte compagine statale a sud di Roma, separata dai domini barbari nel nord dell’Italia, il Ducato, poi Principato, di Benevento, che si trovò sempre in conflitto con i tre ducati superstiti dei Romei: il Ducato di Napoli, quello di Otranto e quello della Bettanìa (odierna Calabria). Nella Bettanìa, soprattutto, vi fu una fortissima pressione militare, che fece cadere l’attuale provincia di Cosenza in mano ai barbari, che operarono una massiccia opera di insediamento di coloni, cambiando etnicamente la struttura del territorio, effettuando scorrerie ed infiltrazioni fino allo Stretto.

Reggio, in questo frangente, divenne la fortezza principale della resistenza ai barbari, riuscendo a preservare una parte del territorio dell’attuale Calabria centro-meridionale. Ma la situazione sul terreno, com’è stato dimostrato da studi specialistici, è rimasta fluida per secoli, con guadagni e perdite di territorio da entrambe le parti. Sembra dimostrato, anche se la fonte principale non è scevra da dubbi e sospetti, che la diocesi di Tauriana ebbe a soffrire duramente delle scorrerie longobarde.

 

Tratto da “La storia di Reggio a fumetti” commissionato dall’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria. Testo del professore Daniele Castrizio

 

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