Mag 5 2017
STORIA DI REGGIO: IL BELLUM SICULUM
Nel silenzio delle fonti su Reggio, possiamo solo ricordare come, durante le campagne di Cesare in Gallia, uno dei suoi più importanti legati (“generali”) doveva avere origini reggine, dato il suo nome, Gaius Antisthius Reginus. Molte operazioni militari furono affidati da Giulio Cesare a questo suo generale, che operò spesso da solo. La famiglia degli Antichi Reggini, trasferitasi non si sa quando a Roma, giocò un qualche ruolo durante la guerra tra Ottaviano e Marco Antonio, e noi conosciamo dei magistrati addetti alla zecca di Roma appartenenti a questa gens. Nei torbidi che segnarono la vita a Roma nella seconda metà del I sec. a.C., dobbiamo segnalare la presenza nei dintorni di Reggio, al promontorio di Leucopetra (=”la roccia bianca”, oggi Capo d’Armi), di Cicerone, che era legato da vincoli politici e di amicizia con famiglie reggine influenti persino nell’Urbe.
Dopo la morte di Cesare, Reggio, con la scusa di un terremoto che ne avrebbe ucciso una gran parte degli abitanti (oliganthropia = “penuria di popolazione”), iscritta dai nuovi triumviri Ottaviano, Antonio e Lepido nella lista dei diciotto centri che avrebbero dovuto essere fatti evacuare, per essere assegnati come premio ai veterani delle guerre civili. Nonostante le vibrate proteste degli abitanti, l’operazione, come avvenne nel resto d’Italia sarebbe stata cinicamente portata a termine. Ma la sorte, qualche volta, alleata dei Reggini, decise diversamente.
Le guerre civili avevano lasciato dei comandanti militari ancora in possesso di terra e di uomini. Il più pericoloso di questi era Sextus Pompeius, figlio di Pompeo Magno, il fiero avversario di Cesare. Costui, impossessatosi della Sicilia, possedeva una fortissima flotta da guerra, con la quale teneva sotto scacco Roma, troppo debitrice nei confronti delle importazioni di grano dall’Egitto e dall’Africa.
Per eliminare definitivamente questo nemico, Ottaviano (ora chiamato Gaio Giulio Cesare figlio del divo Cesare), con Salvidieno Rufo e Marco Agrippa, iniziò delle imponenti operazioni navali nello Stretto, mettendo in piedi un sistema difensivo ed offensivo che andava da Vibo Valentia fino a Leucopetra. I primi scontri, però, si risolsero a favore di Sesto Pompeo, che arrivò a battere una serie monetale di denari in argento in cui si vede, da un lato, Scilla combattente, e, sull’altra faccia, la trireme di Pompeo, con le insigne dell’ammiraglio della flotta e, dietro, la statua miracolosa di Poseidone, il simbolo oggi dimenticato dello Stretto. Questa statua posta su un’altra torre a forma di colonna, che finì distrutta nel V sec. d.C., e che era famosa per possedere il fuoco (un faro) e l’acqua (una fonte per il rifornimento delle navi), fu costruita sulla sponda calabrese dello Stretto in una data imprecisata dell’ellenismo, ma forse in connessione con la realizzazione della via Popilia, proprio per marcare il punto di approdo dei traghetti che facevano la spola tra l’Italia e la Sicilia, chiamata Ad statuam, ad columnam (“presso la statua, presso la colonna”). Il posto del traghetto, nel greco di Rhegion, si chiamava, infatti, Stilida, tradotto malamente in latino Columma.
Tornando alla guerra contro Pompeo, altri scontri, stando alle ghiande missili (proiettili di piombo per i frombolieri armati di fionda) ritrovate, dovettero esserci proprio a Leucopetra. Solo dopo accaniti combattimenti, nella battaglia navale di Nauloco, nel tirreno messinese, Sesto Pompeo fu definitivamente sconfitto.
L’onere dei combattimenti gravò sulla Legione Decima, che, da allora in poi, fu chiamata Fretensis (“dello Stretto”). Questa legione fu inviata a combattere, nel I sec. d.C., a Gerusalemme, al comando di Vespasiano e di Tito, suo figlio. Nei bassorilievi rinvenuti in Israele, si vede ancora il simbolo della legione dello Stretto: la statua di Poseidone di Reggio.
Scampata Reggio alle assegnazioni di terre per i veterani, Augusto ne operò in ogni caso, il ripopolamento, anche se in modo più gradito alla popolazione greca locale. L’Imperatore, infatti, destinò a Rhegion alcuni veterani classiarii (“della flotta”), quasi tutti greci, almeno a giudicare dai titoli tombali rinvenuti in città.
La città, che assunse il nome, adulatore, di RegiumIulii (“Reggio di Giulio”), si arricchì di nuovi monumenti e divenne una locanda preferita da molti nobili romani, che edificarono splendide ville appena fuori dalle mura urbiche.
La figlia di Augusto, Iulia, già consorte di Marco Agrippa ed all’epoca moglie del futuro imperatore Tiberio, venne mandata in esilio proprio a Reggio, volendo il padre assicurarle una vita agiata e decorosa dopo i disagi che aveva dovuto patire in una piccola isola. Implicato nella medesima vicenda, ma con ben altro trattamento, il poeta Ovidio fu spedito nell’assai meno confortevole esilio di Tomi, sul Mar Nero.
Tratto da “La storia di Reggio a fumetti” commissionato dall’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria. Testo del professore Daniele Castrizio
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