STORIA DI REGGIO: LA NUOVA DEMOCRAZIA E LA GUERRA DEL PELOPONNESO

Lo scenario politico dopo la caduta dei tiranni dovette essere diverso tra Reggio e Messana: mentre a Rhegion le coniazioni si interruppero e, alla loro ripresa, venne cambiata radicalmente la loro tipologia, nella polis siceliota i tipi di Anassila rimasero per tutto il V sec. a.C. evolvendosi gradualmente. A Rhegion, invece, dopo qualche anno, la nuova monetazione  segnò il ritorno dell’immagine della testa di leone al dritto della moneta, mentre sul rovescio, abbiamo la rappresentazione di una divinità seduta in trono, accanto a cui compaiono alcuni animali, quali il gatto, il cigno, l’airone, la papera, il cane ed il serpente. Proprio la presenza del serpente ha fatto pensare alla raffigurazione del mitico fondatore di Rhegion, Giocasto, che era morto proprio per un morso di questo animale. Nuovi studi fanno ipotizzare, piuttosto, l’immagine di Asclepo, dio della medicina, che, in prosieguo di tempo, si trasformò nella giovanile figura di Apollo.

Siamo poco informati sulla situazione politica a Reggio tra il 461 ed il 431 a.C., anno di inizio della “guerra mondiale” dell’antichità, la Guerra del Peloponneso. Teste Tucidide, però, siamo a conoscenza di un trentennio di rivolgimenti, di sommosse e di instabilità politica a Rhegion, con frequenti cambi di governo tra il partito aristocratico e quello popolare.

La volontà reggina di rimanere libera ed autonoma dalle influenze siracusane e della sua perpetua alleata Locri spinse la polis a stipulare un’alleanza militare con l’Atene di Pericle. Il grande statista attico, infatti, aveva già cominciato a tessere la tela politica per arrivare ad impossessarsi del grano siciliano, indispensabile per una Atene sempre a corto di viveri. In questa ottica, Rhegion si trovava ad essere un tassello di vitale importanza strategico per il saldo possesso dello Stretto e per la volontà reggina di riscossa contro i Locresi, che avevano, dopo la morte di Anassila, ripreso il controllo di Capo Eracleo e dei suoi porti vicino al Kaikinos, respingendo Reggio fino al confine sull’Halex. Per guardarsi dalle mire di Siracusa, che anche dopo la fine dei tiranni era rimasta troppo potente, Rhegion strinse i propri legami con le altre città calcidesi di Sicilia: Messana, Katana e Leontinoi principalmente. I Dori di Sicilia facevano paura agli Ioni, così che Atene ebbe buon gioco ad allearsi con le città calcidesi di Magna Grecia, al fine di entrare nel gioco politico e militare dell’Occidente greco.

Tra tutti inuovi alleati, il più forte era certamente Rhegion, che disponeva di una forza navale di tutto rispetto e garantiva la sicurezza all’imboccatura dello Stretto tra l’Italia e la Sicilia. Non sappiamo da quando, ma forse già sotto Anassila, l’impegno di Rhegion per rafforzare la sua flotta di triremi dovette essere tra i più considerevoli dell’intero Occidente greco: alla fine del V secolo a.C. la flotta di Rhegion contava ben 80 triremi, che avevano bisogno, se armate tutte contemporaneamente, dell’impegno di ben 16.000 rematori.

Dopo lo scoppio della guerra, nel 427 a.C., l’impegno sottoscritto da Rhegion fu fatto osservare da Atene. Così, la città divenne la base delle operazioni militari che Atene aveva in mente di fare sullo Stretto e nella Sicilia orientale. Gli episodi più importanti di questa campagna militare furono due: un attacco verso il vecchio confine presso Capo Spartivento ed il tentativo di conquistare l’isola di Lipari. In entrambe le circostanze, gli attacchi furono condotti da forze congiunte reggine e ateniesi, contemporaneamente per mare e per terra, ma non ebbero l’esito sperato. Infatti, l’attacco contro il centro fortificato di Kaikinos fu respinto dai difensori locresi, così che gli alleati si dovettero accontentare della conquista di un peripolion, vale a dire di una fortezza confinaria con Locri.

Anche l’impresa contro Lipari si risolse in un insuccesso, poiché i Liparoti, rinunciando a combattere, si rifugiarono entro l’imprendibile cinta muraria. Alcuni storici moderni hanno pensato a due favori che Atene avrebbe fatto a Reggio, senza considerare che in entrambi gli attacchi era proprio la città attica a ricavarne il maggiore profitto: la presa dei porti di Capo Spartivento, infatti, era vitale per tenere sotto controllo  una rotta diretta tra il Peloponneso e la Calabria, indispensabile per l’afflusso di rinforzi; l’attacco a Lipari, invece, se avesse avuto successo, avrebbe permesso ad Atene di disporre di una base strategica e facilmente difendibile da una buona flotta, capace di tenere sotto scacco l’intera Sicilia.

I piani ateniesi non erano sfuggiti, però, al politico più importante di Siracusa, Ermokrates, che aveva ben compreso come l’originario progetto pericleo, ereditato dai suoi successori politici, era quello di impossessarsi del grano siciliano, non di fare favori alle città alleate. Su sua proposta, a Gela, si tenne un’importante conferenza di pace, nel 424 a.C., che riuscì a fare comprendere da tutti, Reggini compresi, l’importanza di mantenere gli Ateniesi lontani dagli affari della Sicilia, creando lo slogan “la Sicilia ai Sicelioti”. Il congresso sancì una fine onorevole del conflitto in Magna Grecia, così che gli alleati di Atene poterono rimanere semplicemente neutrali. In forza di questi accordo, la flotta ateniese lasciò il porto di Rhegion e fece ritorno in patria. Fu sempre per mantenere fede a questo impegno che, pochi anni dopo, nel 415 a.C., Rhegion non aprì le porte alla spedizione ateniese guidata da Alcibiade e Nicia, forte di 200 triremi, mandata in Sicilia a conquistare Siracusa (anche se con la scusa di difendere Segesta in guerra con Selinunte, alleata siracusana). Alla flotta ateniese, di straordinaria grandezza, fu, però, permesso di attraccare nella grande rada vicino al tempio di Artemide, nel grande porto di Rhegion. Per garantire i rifornimenti alle migliaia di soldati e marinai fu anche aperto un grande mercato fuori le mura, fonte di arricchimento per molti reggini.

Il comportamento della polis, in questa circostanza non fu, però, limpido: pur ostentando la sua neutralità, Rhegion si era adoperata per reclutare nella Campania meridionale, che da sempre abbiamo visto essere stata molto vicina agli interessi reggini, un contingente di 500 cavalieri oschi. Si trattava di un corpo di cavalleria scelta, capace di attaccare, per la prima volta nella storia militare, una falange nemica e di scompaginarla. Nella storia della Sicilia questi 500 cavalieri campani erano destinati a giocare un ruolo di fondamentale importanza.

Alla fine del V secolo a.C. è da datare il primo storico della musica: si trattadi Glaukos di Reggio, ricordato fino al periodo imperiale romano per il suo scritto Sugli antichi poeti e musicisti.

Tratto da “La storia di Reggio a fumetti” commissionato dall’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria. Testo del professore Daniele Castrizio

 

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