CHIESE REGGINE: SAN PIETRO APOSTOLO

La chiesa di San Pietro Apostolo fu costruita dal sacerdote Pietro Gagliardi nel 1853, “per la gran devozione che egli ha verso il santo […] e per comodo spirituale degli abitanti della contrada Ceci”, come si può anche evincere dalle due iscrizioni  in latino collocate sul prospetto principale. La prima si trova sulla fascia della trabeazione: “SAC. PETRUS GAGLIARDI FUNDAVIT ET DOTAVIT” (Il sacerdote Pietro Gagliardi costruì e attrezzò); la seconda, al di sopra del portale: “TU ES PETRUS A.D. 1853 P.G.” (Tu sei Pietro, Anno del Signore 1853, P.G.)

Il 26 giugno 1856, monsignor Mariano Ricciardi, accompagnato dai canonici del duomo, da una parte dei cantori e del clero cittadino, la benedisse. Il Gagliardi insieme fondava un beneficio di diritto laicale con la rendita di 34 ducati annui da ricavare dal fondo Pantano del comune di Motta San Giovanni. Don Gagliardi riserverà a sé e ai suoi discendenti il diritto di nominare il beneficiato da presentare all’arcivescovo, che lo confermerà o meno, a suo giudizio.

Il primo nominato fu un chierico di nome Francesco Giancotti il quale, con la rendita del beneficio, poté costruire il suo sacro patrimonio, senza del quale non poteva ricevere gli Ordini Maggiori. In cambio, egli s’impegnava a sostenere i pesi, cioè doveva dare l’elemosina a un sacerdote perché celebrasse la Messa ogni domenica “in orario comodo alla gente che frequenta” la chiesa di san Pietro. Inoltre aveva l’obbligo di far celebrare altre due Messe: il venerdì all’altare del cuore di Gesù, e ogni sabato all’altare del Cuore di Maria. Inoltre, egli doveva recitare ogni giorno cinque poste del rosario e le litanie secondo le intenzioni del fondatore.

Il 6 maggio 1877, l’arcivescovo visita la chiesetta e si compiace per il suo buono stato, e loda il sacerdote Giancotti, cappellano.

Nel 1945, gli eredi del Gagliardi, Alampi Gagliardi del fu Giuseppe, accettarono di cedere definitivamente all’arcivescovo il diritto di patronato della chiesa, in modo che da allora la scelta e la nomina del cappellano dipende esclusivamente dall’autorità ecclesiastica. Da notare che nei tre giorni che precedono la festa nel greto del Calopinace, si teneva una fiera assai frequentata di bestiame e mercerie varie.

La chiesetta con accanto un locale adibito a sacrestia e, nel primo piano, a alloggio del cappellano, resistette al terremoto del 1908, unico edificio sacro esistente della Reggio del 1800, dopo San Giovannello, la “Graziella” e la cattolica.

Quando il governo italiano acquistò dagli eredi del Gagliardi il suolo per il carcere nuovo, sia il Genio Civile, sia il direttore del carcere, Miccoli, vollero ritagliare quell’angolo dove esisteva la chiesetta di San Pietro, affinché questa non fosse demolita.

La chiesa, a navata unica,sorge su un piccolo sagrato.

Il prospetto principale è composto da un corpo unico, scandito da due alte paraste con capitelli ionici che sorreggono un’alta trabeazione su cui è riportata l’iscrizione latina relativa alla committenza.

Il coronamento dell’edificio è costituito da un corpo centrale sopraelevato che ospita una piccola finestra, e che si collega al corpo sottostante attraverso un motivo geometrico a greche. Questo vano è affiancato da due piccole torri campanarie sormontate da guglie che sorreggono i simboli attribuiti a san Pietro secondo la tradizione cristiana: il gallo e le chiavi.

Unico elemento di spicco è costituito dal portale lapideo: architravato, è caratterizzato dal tipico motivo a festoni (in stile tardo-barocco) che orna la trabeazione. Al di sopra di esso, tra due volute di raccordo, è collocata una lapide con la data di edificazione sormontata da un bassorilievo raffigurante san Pietro.

L’interno, a navata unica, termina con un’abside semicircolare, cui si accede attraverso un arco di trionfo sostenuto da due robusti pilastri. Un’alta trabeazione percorre senza soluzione di continuità tutta la navata e il coro. Quest’ultimo, sopraelevato rispetto al corpo dell’edificio, ospita l’altare marmoreo e una statua del Santo, in cartapesta colorata, di recente manifattura. La navata è inoltre illuminata da sei grandi finestre, tre per lato.

La pavimentazione in terracotta, così come la copertura in muratura, sono frutto del restauro eseguito tra il 1990 e il 1993, realizzato ad opera del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Prima di questi interventi erano presenti tre altari ottocenteschi di manifattura locale in marmo policromo, e le pareti della navata erano scandite da una serie di affreschi con decorazione geometrica.

Rimangono dell’originario arredo: due motivi decorativi collocati sui pilastri in prossimità dell’abside; un’acquasantiera in pietra del XIX secolo, collocata sulla contro facciata e una ringhiera in ferro battuto su cui sono riportate le lettere “Pg”. Inoltre è stata rinvenuta una cripta, al di sotto del presbiterio che oggi è completamente murata.

A cura di un gruppo di fedeli della zona, la chiesa di San Pietro viene aperta una volta all’anno, il 29 giugno, per celebrare la liturgia in onore del santo al quale è intitolata.

[Fonti: La Parrocchia di S. Maria di Loreto a Sbarre in Reggio Calabria” di Nicola Ferrante edito da Laruffa – Wikipedia]