I QUARTIERI REGGINI: ARGHILLA’

All’estremità nord di Reggio Calabria, su un altopiano a 160 metri di altitudine, su un terreno argilloso e prevalentemente pianeggiante con vista panoramica sullo Stretto di Messina, sorge il quartiere residenziale di Arghillà. Urbanizzato durante gli anni ’80, nella parte sud ospita condomini signorili e la parrocchia di Sant’Aurelio mentre nella zona nord negli anni ’90 sorse l’agglomerato di edilizia popolare con discutibile assegnazione degli alloggi da parte della politica. Attualmente il quartiere è in forte espansione edilizia e demografica con circa 10000 abitanti e dotato di una buona viabilità.

Riguardo il toponimo ci sono diverse versioni, la prima che il nome deriva dal greco “aigòs” (capra) ad indicare un posto impervio frequentato dalle capre. La seconda che il nome derivi sempre dal greco dal termine “argalèos” (luogo faticoso da raggiungere) probabilmente perché in passato era un luogo difficile da raggiunge dai paesi limitrofi come Catona o Salice. La terza versione dà origine al toponimo dal tipo di terreno argilloso che caratterizza la zona.

Prima dell’urbanizzione degli anni ‘80 il pianoro di Arghillà era una zona esclusivamente agricola dove sorgevano vigneti antichissimi, soleggiati per l’intera giornata e favoriti dal tipico microclima costiero dello Stretto. Oltre a sporadiche case rurali da evidenziare la presenza di uno dei 24 Forti Umbertini costruiti per la difesa dello Stretto. Il forte denominato “Gullì” (oggi trasformato in un parco ludico-tecnologico-ambientale chiamato Ecolandia) era accessibile tramite una strada militare che si imboccava dalla strada Rosalì-Villa S.Giuseppe. Arghillà, per la sua strategica posizione sulla rotta migratoria degli adorni (falchi pecchiaiolo) era sede di numerosissimi “passi” (postazioni usate dai cacciatori per colpire il rapace nel mese di maggio) frequentatissimi quando ancora la caccia a quell’uccello era consentita.

Nel 1990, sfruttando il greto dell’ormai secco torrente Vallelunga, venne completata la strada da Catona e venne fondata, dal Vescovo Monsignor Aurelio Sorrentino, la parrocchia di Sant’Aurelio Vescovo.

Nella zona è stato costruito anche il secondo penitenziario reggino, la Casa di Reclusione Giuseppe Panzera. La struttura, però, pur essendo di notevolissime dimensioni sia all’interno che all’esterno è utilizzata soltanto in una minima parte.

Molti vigneti, presenti in maniera massiccia in passato, hanno resistito all’urbanizzazione e tutt’oggi producono un vino di alta qualità tra i più rinomati rossi e rosati calabresi. L’Arghillà è un vino IGT (Indicazione Geografica Tipica).