LA MIGRAZIONE DEI RAPACI “VELEGGIATORI”  IN VOLO SULLO STRETTO E SULL’ASPROMONTE

Gli uccelli “veleggiatori” sono perennemente alla ricerca di aria calda che li porti verso l’alto fino a quando la spinta non si esaurisce ed è a quel punto che inizia la discesa che consente loro di “planare” e percorrere lunghe distanze ma contemporaneamente a perdere nuovamente quota. Ricomincia così quel ciclo continuo di  ricercare nuovamente la corrente giusta. Questa è la strategia di questi uccelli “veleggiatori” che consentono di percorrere lunghe distanze sfruttando  le correnti e battendo le ali il meno possibile per risparmiare le energie.

In primavera la migrazione proviene dai luoghi di svernamento africani verso i siti di nidificazione sparsi sul territorio europeo viceversa, in autunno, affronteranno il percorso che li porterà lontano dal freddo.

Molto difficoltoso per loro, però, è affrontare il mare a causa della quasi totale mancanza di correnti ascensionali costretti così ad un faticosissimo volo remigato. Conseguentemente per spostarsi dal continente africano a quello europeo o viceversa, scelgono l’attraversamento del mare nei tratti più brevi. Ad oriente lo Stretto del Bosforo a occidente lo Stretto di Gibilterra e nella parte centrale lo Stretto di Messina e il Canale di Sicilia.

In estate ed in autunno in Aspromonte, dopo l’attraversamento dello Stretto di Messina, è possibile ammirare uno dei fenomeni più belli che madre natura ci possa offrire: la migrazione dei rapaci diurni e delle cicogne che fanno ritorno nei territori di svernamento. Almeno una ventina di specie diverse di uccelli si possono ammirare dai punti più panoramici dell’Aspromonte. Generalmente questo passaggio è più osservato dai naturalisti, dagli appassionati,  dagli indispettiti cacciatori che devono tenere le bocche dei fucili tappati e dai  curiosi in genere,  in primavera quando  gli uccelli, dopo il faticoso attraversamento dello Stretto sono ammirabili sulle coste e sulle pianure reggine.

I primi a vedersi sono i nibbi bruni, i gheppi e i grillai gli ultimi a passare, i falchi pecchiaioli (per tutti, nell’area dello Stretto, conosciuti come “adorni”) i più numerosi.

Arrivano dal mare bassi in volo remigato alla ricerca di quella corrente ascensionale calda che li possa portare verso l’alto formando così le cosiddette “termiche ascensionali” con decine di uccelli che ruotano nel cielo. “L’adorno” arriva nel mese di maggio, nelle giornate calme spunta basso appena sopra le cime degli ulivi di Melia  o dei boschi di Monte Scrisi. Se il vento li spinge verso sud l’entrata è nelle zone di Motta San Giovanni viceversa, se il vento li spinge verso nord entrano dalle pendici del monte Sant’Elia. Qualunque sia l’entrata verso il continente è comunque un meraviglioso spettacolo osservarli.