I “PASSI” E LA CACCIA ALL’ADORNO

Una tradizione con radici molto antiche, dura da rimuovere, ma che lentamente si sta dissolvendo, parliamo della caccia al falco pecchiaiolo sulle coste dello Stretto di Messina. Testimonianze di decenni fa ci dicono che quando questi rapaci  facevano la loro comparsa, in primavera, durante la migrazione verso nord per lo svernamento, una febbre della “caccia all’adorno”  colpiva, indistintamente, tutta la popolazione reggina senza risparmiare anziani, donne e bambini, che partecipavano emotivamente,e spesso anche fisicamente, all’attività venatoria. Diveniva addirittura una gara, con un vincitore e uno sconfitto, che ignobilmente assumeva il titolo di  “sindaco” e veniva, tra gli sfottò degli amici, portato in “trionfo” su di un carro trainato da cavalli per la via principale.  Una tradizione che proseguiva da generazione in generazione senza tregua a tutela  dell’onore della famiglia. Infatti era  tradizione di questa gente considerare l’uccisione dell’adorno un gesto per poter conservare la propria virilità, la tranquillità della casa e della famiglia.

La caccia all’adorno aveva portato alla costruzione di postazioni fisse, i cosiddetti “passi”, dove i cacciatori potevano  mimetizzarsi e colpire l’ignaro rapace durante il suo passaggio. Il “passo”, nel tempo, si è evoluto nella sua tipologia costruttiva passando dagli elementi che si trovano in loco quali frasche, rami, canne, ecc., alle strutture sopraelevate in legno e lamiere, fino a delle vere e proprie “casupole” in cemento armato o ferro. In alcune zone interne, nell’entroterra reggino, negli anni ’80 dello scorso secolo,  sono state edificate anche sopraelevazioni tipo bunker, in muratura o in cemento armato, sul tetto di civili abitazioni.  Manufatti questi che hanno portato introiti anche sostanziosi per l’affitto a chi lo possedeva in zone strategiche per poter aspettare la preda.

Una sorta di esorcismo, questa attività, con radici lontane,  teso a scongiurare i pericoli provenienti dal mare,  che vede come vittima predestinata il povero falco che allo stesso modo di  quei pirati turchi e  arabi piombavano sulle coste come tanti “ceddhazzi” in cerca di ricchezze e donne.

  • “Ceddazzi” deriva da  “ceddhiare”, con significato di importunare le donne che deriva dal soprannome, dato anticamente, ai feroci invasori provenienti dal mare che perpetravano innumerevoli stupri fra la gente locale.