PARROCCHIE REGGINE: SANTA MARIA DELL’ITRIA

Agli inizi del 1500, in contrada Santa Domenica, i contadini costruirono una chiesa e la dedicarono alla Madonna Odigitria. Odigitria (Maria è via per Gesù) è il titolo di una antichissima immagine venerata nel santuario che sorgeva nella via principale di Costantinopoli: l’immagine raffigura la Madre di Dio che col braccio sinistro sorregge il divin Figlio in sembiante di adulto e con la destra lo indica.

La chiesa d’Itria alle Sbarre fu elevata a parrocchia il 23 maggio 1631 da Monsignor Annibale D’Afflitto. I confini della parrocchia e le dimensioni della chiesa, sono descritti negli atti delle visite dell’Arcivescovo D’Afflitto e dell’Arcivescovo Matteo di Gennaro: 1595 – “Per la contrada Santa Domenica , cioè cominciando dalla fiumara Sant’Agata, tira ad alto, fin sotto le timpe (colline) ed esce a Petrillina, fra lo giardino di Cafari inclusive, e tira abbasso,ad uscire allo stretto di Zappico, ed esce al mare”. 1595 –  Nel 1671 la relativa frequenza di nomi, dice che la contrada andava popolandosi “escludendo la casa di Domenico Francaviglia, Coletta Oliva, e le case d’Ascola e le abitazioni di Scipione Giunta, di Marco Sidari, Colello benedetto Giunti, dottor Francesco Antonio Oliva, don Tommaso Lo Fosso, Giovan Lorenzo Catona, il giardino e le case del medico Giovan Battista Regolino e le abitazioni di Artuso Giovan Angelo e Paolo Cama“. “La chiesa era lunga palmi 80 per palmi 25 (circa 21×7 metri)”.

La chiesa di Itria venne consacrata da Monsignor Domingo Polou il 6 novembre 1729. Resa inagibile dal terremoto del 1783, dai fedeli guidati dal parroco Giovanni Criserà e con l’apporto della congrega di Gesù e Maria venne ricostruita più grande e più bella e inaugurata nel 1836. In seguito al terremoto del 1908, la parrocchia si ritrovò dal 6 marzo 1910 in una baracca. Il 28 ottobre 1928 fu benedetta la nuova chiesa in cui officiò Monsignor Carmelo Curmaci.

Oggi la chiesa di Santa Maria dell’Itria, ubicata lungo la via Sbarre Centrali è anche conosciuta volgarmente come chiesa delle catene per via delle grosse catene che cingono la piazzetta antistante. L’edificio, in stile romanico, si presenta con pianta a croce latina e navata unica. Il prospetto principale, semplice nelle linee architettoniche, è caratterizzato dall’ingresso formato da tre aperture ad arco affiancate da quattro colonne sui cui capitelli di stile corinzio sono posti quattro leoncini. L’entrata nell’edificio sacro è preceduta da una piccola loggetta. Ai bordi del portale si aprono due finestre, anch’essa ad arco, sormontate da due rosoni di dimensione minore rispetto a quello che sovrasta il portale principale. La torre campanaria è di poco più alta rispetto al corpo di fabbrica.

All’interno dell’edificio si conserva una statua lignea della Madonna Odigitria del XVII secolo costituita da un gruppo statuario ligneo rappresentante due calogeri che sorreggono una cassa sulla quale è seduta la Madonna che tiene sulle ginocchia il Bambino in piedi. Restaurata e portata al suo antico splendore si è scoperto che i due calogeri sono di fattura più recente (come si può dedurre dalla data scolpita sul retro della cassa “1914”) per sostituire quelli andati distrutti nel terremoto del 1908. E’ presente inoltre una tela del XIX secolo raffigurante San Paolino da Nola e una icona bizantina della Vergine.

Nell’ultimo secolo sono stati fatti dei lavori nella parrocchia tra questi possiamo riportare che il Parroco Curmaci si impegnò per l’addobbo e la costruzione della Sagrestia; furono innalzati molti altari, tra cui l’Altare Maggiore dedicato alla Vergine Odigitria. Sopra gli archi della navata centrale furono dipinti alcuni affreschi per opera del pittore Bruno Casale relativi alla tradizione dell’Odigitria e una scena del Concilio di Efeso del 431 sul soffitto d’ingresso. Nel 1972 il Parroco Domenico Tortorella ha effettuato ulteriori lavori, l’artista Pasquale Panetta, ha ristrutturato l’Abside della Chiesa, innalzando una pala di onice e oro zecchino di grandi dimensioni, adorna di sette medaglioni in bronzo che circondano il tabernacolo; in alto ha collocato il gruppo statuario in bronzo ed ha, inoltre, costruito l’Altare Maggiore in marmo di forma semicircolare decorato con un bassorilievo in bronzo che raffigura la natività e la crocifissione di Gesù. Don Mimmo Marino ha dotato la Parrocchia di locali idonei alle nuove esigenze della comunità demolita la scala originaria posta all’interno dell’edificio che è stata poi ricavata dal lato opposto, si nono costituite salette sostitutive e recuperati i locali che vanno a costituire la Canonica ed i locali per le attività catechistiche. Nel 2013 don Pasqualino Catanese ha apportato ulteriori migliorie con il restauro della Cappella del Battistero e con un nuovo ambone ligneo ornato da quattro formelle in ceramica lavorata a mano rappresentanti i simboli dei quattro evangelisti.

La festa in onore della Madonna dell’Itria è stata stabilità nella domenica successiva alla Santa Pasqua, meglio conosciuta come “Domenica in Albis”.

Di seguito la lista dei parroci che si sono succeduti dal 1631:

Don Angelo Veglia 1631 – 1655

Don Cristaldo Praticò 1655 – 1677

Don Antonio Araniti 1678 – 1719

Don Antonio Carnevale 1719 – 1750

Don Domenico Plutino 1750 – 1790

Don Giuseppe Andiloro 1790 – 1819

Don Giovanni Crisarà 1819 – 1842

Don Tommaso Rossi 1842 – 1845

Don Domenico Cambria 1845 – 1893

Don Demetrio Carbone 1894 – 1900

Don Bruno Mascianà 1900 – 1910

Don Carmelo Curmaci 1911 – 1954

Don Domenico Tortorella 1954 – 1990

Don Domenico Marino 1990 – 2011

Don Pasqualino Catanese  dal 2011

parrocchia Itria

 

[Fonti: “La Parrocchia di Loreto a Sbarre in Reggio Calabria” di Nicola Ferrante edito da Laruffa,1988 – Wikipedia – www.smitriarc.it]