L’OSPEDALE PSICHIATRICO DI REGGIO CALABRIA (U MANICOMIU I MORINA)

Già nel 1906 la Provincia di Reggio Calabria riteneva necessario di avere un proprio ospedale psichiatrico per fornire assistenza ad una popolazione psichiatrica che in quegli anni registrava un’incidenza significativa e far rientrare alcune centinaia di ricoverati che, all’epoca, erano internati in altri manicomi del Sud e Centro Italia con i quali l’Amministrazione Provinciale era convenzionata. Con deliberazione del 25 agosto 1906 il Consiglio provinciale decise la costruzione nel capoluogo reggino di un manicomio.

Il primo progetto, redatto dall’ing. Uccelli, fu approvato nell’adunanza del 4 settembre 1908 del Consiglio Provinciale, che autorizzò anche la trattazione del relativo mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti. L’area individuata inizialmente per la costruzione del complesso fu la località “Caserma Borrace“. Il disastroso terremoto del 1908 richiese l’identificazione di un altro sito perché in tale area furono predisposte tendopoli per i militari accorsi in aiuto alle popolazioni colpite dal tremendo e distruttivo sisma.

L’iniziale progetto non fu mai realizzato, ma con la ricostruzione l’Amministrazione Provinciale affidò all’ing. Negro l’incarico di individuare un’altra area adatta all’edificazione e di realizzare una nuova progettazione dell’edificio dell’ospedale psichiatrico. Il 18 maggio 1915 il Genio Civile approvò il progetto che comprendeva la costruzione di 18 padiglioni, di cui 13 erano destinati al ricovero degli ammalati, compresi i contagiosi, e 5 all’amministrazione, ai servizi generali, ai laboratori ed alla cappella mortuaria. L’imponente struttura doveva sorgere in quell’area denominata “Piani di Modena“.

Una serie di vicende tra le quali l’opera di ricostruzione della città ed il primo conflitto mondiale, ritardarono notevolmente i tempi di edificazione. Solo nel 1919 l’Amministrazione Provinciale vide delinearsi la possibilità di ottenere la somma occorrente per la costruzione del manicomio ed ai sensi del decreto legislativo per la concessione di mutui alle Province ed ai Comuni per l’esecuzione di opere pubbliche, avviò subito la richiesta occorrente all’esecuzione del progetto. Le somme stanziate, però, risultarono insufficienti ed il Genio Civile, con parere dell’8 aprile 1920, dichiarò che con i finanziamenti ottenuti si potevano costruire solo 8 dei 18 padiglioni progettati con soli 104 posti letto dei 230 necessari, essendo questo il numero dei malati della provincia già degenti all’ospedale psichiatrico di Palermo.

Il 3 settembre 1923 la Commissione Straordinaria dell’Amministrazione Provinciale trattò la costruzione dell’ospedale psichiatrico e nel 1928 si decise di contrarre un mutuo di lire 2.500.000 con la Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali, garantendolo sui proventi dell’addizionale per il terremoto; il contratto formale fu stipulato a Roma il 30 novembre 1928. Fu redatto un nuovo progetto a firma dell’ing. Marchi, la prima pietra per la costruzione del manicomio di Reggio Calabria fu posta l’1/5/1929, mentre l’inaugurazione solenne fu tenuta il 20/11/1932.

Le opere murarie occupavano un’area di circa sette ettari mentre un’area di 44.000 mq. era riservata alla colonia agricola ed ai fabbricati ad essa annessi.

In linea con la Weltanschauung (concetto di visione del mondo) psichiatrica dell’epoca l’istituto fu progettato con modalità che lo rendessero autosufficiente rispetto agli altri presidi sanitari locali.

Al suo interno vi era una notevole attrezzatura scientifica per l’epoca: un laboratorio di chimica clinica e sierologia, un laboratorio di sterilizzazione, un laboratorio di semeiotica generale e metabolismo; un laboratorio di istologia e batteriologia, un gabinetto radiologico, una sala operatoria ed una sala per cure fisiche.

Il criterio numerico di riferimento che aveva ispirato il progetto iniziale di costruzione del manicomio reggino era quello di consentire un numero massimo di 400 ricoverati che con il tempo, tale parametro,  si dilatò progressivamente e l’istituto  si trovò per  lunghi periodi in una condizione di sovraffollamento .

Il “manicomio” reggino, nel corso degli anni conobbe un crescendo decadimento  che  in breve tempo lo trasformarono in luogo disumano a qualsiasi tipo di convivenza civile.

Così il quotidiano Avvenire del 10 maggio 1988 titola un articolo dell’inviata Gabriella Pesenti sull’Ospedale psichiatrico di Reggio Calabria. “Non sembra, sono uomini: i volti e le immagini della follia di Stato. A quasi dieci anni dalla legge Basaglia, l’indegna realtà della condizione in cui sopravvivono centinaia di uomini e donne all’interno del manicomio cittadino ha ormai varcato i confini locali e regionali.”

ll 1992 costituisce una data storica per l’assistenza psichiatrica di Reggio Calabria in quanto fu l’anno in cui il manicomio reggino fu definitivamente smantellato per dare spazio all’attuale destinazione militare quale Scuola Allievi dell’Arma dei Carabinieri.