LA PRIMA MONETA REGGINA

La prima emissione monetale di Rhegion, testimoniata da pochi esemplari di cui uno solo assolutamente certo, si data intorno al 510 a.C. Si tratta di dracme d’argento incuse di peso calcidese (lo standard oscilla, a quell’epoca, tra 5,6 e 5,8 gr), che presentano come tipo un toro a volto umano inginocchiato, con in alto una cicala.

Recenti studi hanno ribadito e confermato il sostrato ideologico pitagorico che sostanzia e motiva la scelta della tipologia monetale. Il numismatico reggino Benedetto Carroccio ha dimostrato come l’animale rappresentato al di sopra del toro androprosopo sia una pupa di cicala, che si interra per vari giorni prima di “rinascere” come cicala adulta. Il significato di morte/rinascita cui allude si inquadra benissimo nella tradizione pitagorica presente allora a Reggio. La figura del toro androprosopo, sicuramente un fiume secondo i canoni iconografici del tempo, tradizionalmente è stata quasi unanimemente identificata come la rappresentazione del fiume Apsias (odierno Calopinace), definito dall’oracolo di fondazione “il più sacro tra i fiumi”. A nostro avviso, in verità, nessun elemento della raffigurazione appare cogente per l’identificazione, mentre la presenza della cicala sembra rimandare al fiume Halex (per noi la fiumara Alica/ Palizzi), dove era ambientato il famoso episodio mitico di Eracle, di ritorno dall’impresa dei buoi di Gerione, disturbato dalle cicale, che chiese ed ottenne dal padre Zeus il loro tacitamento sulla riva reggina. Il fiume Halex rappresentava all’epoca il confine con Locri, da sempre sotto la protezione di “Eracle Reggino”. Anche in territorio locrese sono attestati segni di divinizzazione di un eroe connesso al confine con Rhegion, sia pure in epoca successiva, con la vicenda del pugile/stratego Euthymos locrese, figlio del fiume Kaikinos, cui sono dedicate arule fittili con toro androprosopo.

La datazione a dopo il 510 a.C. degli incusi reggini si basa esclusivamente sulla presunta connessione tra caduta di Sibari e aspirazioni reggine nell’area tra la Campania meridionale e l’alta Calabria attuale. La scelta di monetare con la tecnica dell’incuso, che caratterizzò esclusivamente le coniazioni delle città achee di Magna Grecia, secondo questa teoria, dimostrerebbe gli interessi economici di Rhegion, che, dopo la caduta di Sibari ad opera di Crotone, intendeva inserirsi nella vasta area dell’ex “impero” sibarita sul Tirreno. Significativamente, anche Zankle, nello stesso torno di tempo, dopo avere monetato a doppio rilievo, coniò alcune dracme incuse di peso calcidese, standard ponderale adottato anche dalla popolazione italica dei So(ntini), presumibilmente nella Campania meridionale.

Questa prima serie reggina appartiene ad un’epoca in cui la polis era ancora governata dal governo oligarchico dei “Mille tiranni”, espressione di una aristocrazia terriera da ricondurre al modello della madrepatria Calcide, certo di indirizzo politico pitagorico.

 

Tratto da: LA ZECCA DI REGGIO ATTRAVERSO I SECOLI. Testo del professore Daniele Castrizio.