CASTORE E POLLUCE I DUE EROICI GEMELLI DEL MITO GRECO

Càstore in greco antico: Κάστωρ, -ορος, in latino: Castōr, -ŏris) e Pollùce o Polideuce (in greco antico: Πολυδεύκης, -ους, in latino: Pollūx, -ūcis) sono due personaggi della mitologia greca e romana conosciuti soprattutto come i Diòscuri, ossia “figli di Zeus“, ma anche come Càstori, vissero poco prima della guerra di Troia.

Della loro origine ci sono ipotesi diverse. Alcuni autori riportano che i Diòscuri nacquero da Zeus e Leda altri affermano che i due gemelli avrebbero avuto origine da Tindaro, re di Sparta avendo come sorella Elena, oggetto della contesa a Troia altri raccontano che solamente Pollùce e la sorella Elena fossero figli di Zeus, e dunque immortali; Càstore, invece, sarebbe stato figlio di Tindaro e destinato alla morte. Si narrava anche che Leda li avesse concepiti separatamente, unendosi nella stessa notte prima con Zeus e poi con suo marito Tindaro: dall’unione con il dio sarebbe nato Polluce, dotato di natura immortale; da quella con Tindaro il mortale Castore.

Esiste anche una leggenda particolarmente strana secondo la quale Zeus si invaghì di Leda e si unì a lei sotto forma di cigno, facendole generare due uova. Da uno nacquero, nelle vicinanze di Sparta, i gemelli Pollùce ed Elena, dall’altro Càstore e Clitennestra.

La mitologia classica descrive i due gemelli come inseparabili, guerrieri intrepidi e abili domatori di cavalli. Sia i Greci che i Romani considerano i Diòscuri i protettori degli uomini da ogni pericolo e in ogni difficoltà, sulla terra e sul mare.

I due gemelli parteciparono a molte famose imprese, tra le quali la spedizione contro Atene, quando Teseo rapì Elena da Sparta, la spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’Oro, la battaglia del fiume Sagra combattuta intorno al 550 a.C. tra Locri e Crotone. I soldati di Locri, meno armati e meno numerosi di quelli di Crotone, vinsero solo dopo il fondamentale intervento di due giovani a cavallo, di straordinaria bellezza e di grande valore, che anche in questo caso, a battaglia conclusa, apparvero a Locri per annunciare la vittoria. Anche loro furono identificati dai Locresi nei Diòscuri.

Si narra anche della lunga lotta con i figli di Afareo (Idas e Linceo) insieme ai quali avevano rubato un bellissimo gregge in Arcadia. Questa ultima avventura si concluse male perché al momento della spartizione del bottino Idas si prese la maggior parte del gregge portandoselo nella sua terra, a Messene. Castore e Polluce andarono a loro volta a Messene per recuperare il gregge.
Nello scontro Castore venne ferito mortalmente dalla lancia di Idas, Polluce uccise Linceo e, quando Idas gli ruppe una roccia in testa, Zeus suo padre, intervenì incenerendolo con un fulmine.
Sostenendo Castore morente, per non essere divisi, Polluce implorò Zeus di far morire anche lui oppure di dare l’immortalità anche al fratello. Zeus esaudì per metà la preghiera di Polluce decise di ricongiungerli permettendo loro di stare insieme per sempre, metà del tempo agli Inferi e metà con gli dei sul monte Olimpo. Secondo un’altra leggenda Zeus concesse loro di vivere e morire un giorno per ciascuno trasformati nella costellazione dei Gemelli. Infatti, nella costellazione dei Gemelli, una delle stelle principali si nasconde sotto l’orizzonte quando appare l’altra, ricordando permanentemente il destino che unisce i due fratelli.
Altri autori descrivono quest’ultima, e forse la più celebre, impresa dei Dioscuri  come il ratto delle due figlie di Leucippo, re di Messenia, già promesse in matrimonio a Ida e Linceo, figli dell’eroe messeno Afareo. Questi ultimi, vistosi sottratte le fanciulle, si mettono all’inseguimento dei Diòscuri e li raggiungono presso la tomba di Afareo. Ne segue un violentissimo scontro, Ida uccide Castore con la lancia e Polluce uccide Linceo; a questo punto il gigantesco Ida divelle la stele tombale di Afareo e la scaglia contro Polluce, stordendolo; ma interviene Zeus con il suo fulmine e lo folgora. Rimasto privo del fratello, Polluce non si rassegna alla solitudine e chiede a Zeus di rinunciare al privilegio dell’immortalità. Zeus accoglie la sua richiesta e concede ai due fratelli di abitare, a turno, un giorno sull’Olimpo e un giorno nella loro tomba a Terapne, nel territorio dell’amata Sparta.