Nov 28 2016
I PRODOTTI NON LEGNOSI DEI BOSCHI CALABRESI
Negli ultimi tempi è aumentato l’interesse per la montagna e per il suo ambiente naturale. La permanenza dell’uomo in tale area può essere incentivata favorendo la raccolta e la valorizzazione dei prodotti forestali non legnosi come i funghi, tartufi, frutti di bosco, castagne e erbe aromatiche. Questi possono assumere un importante significato in quanto svolgono un’azione economico-sociale e, nel contempo, anche quella equilibratrice ecologica. Intorno al loro impiego e alla loro trasformazione può ruotare la valorizzazione di numerose produzioni tradizionali poiché offrono un’ampia gamma di prodotti da cui traggono beneficio raccoglitori, allevatori, cacciatori, proprietari forestali, trasformatori di diverse filiere (alimentare, farmaceutica, turistica, …), commercianti, turisti e istituzioni.
Esiste un notevole patrimonio fungino che cresce nei boschi puri e misti di faggio e abete, nelle pinete, nei boschi di castagno. Puntualmente nella stagione micologica i “fungiari” vanno in cerca dei gallinacci (cantharellus cibarius), porcini (boletus edulis), rositi (lactarius deliciosus), ovuli (amanita casearia), prataioli (psalliota campestris), mazze di tamburo (lepiota procera) ed altri. Vengono anche raccolti l’origano (origanum heracleoticum e vulgare) e le fragole (fragaria vesca).
Il massiccio del Poliino è il territorio più interessante per la raccolta del tartufo. Tuttavia il tartufo bianco e il nero possono essere raccolti anche in altre aree. Il caratonfolo è una specie di tartufo viola tipico dell’area grecanica della provincia di Reggio Calabria.
Ghiande e castagne dei boschi collinari e montani vengono consumati dai suini neri e bianchi , razze autoctone a rischio di estinzione. Dalle loro carni si ottengono pregiatissimi prosciutti di buona pezzatura, che rientrano tra i “prodotti tradizionali” regionali.
Sempre più persone vanno alla ricerca di erbe commestibili, stando anche a contatto con la natura. Cosicché hanno la soddisfazione di cucinare qualcosa di veramente buono ma hanno, anche, la possibilità di realizzare liquori alle erbe.
Appartiene ormai al passato la raccolta della ginestra odorosa (impiegata per lavori d’intreccio, per la fabbricazione di corde, spaghi e tessuti di rara bellezza), la coltivazione di gelsi e l’allevamento del baco da seta (erano soprattutto le donne che finiti i lavori di campi o di casa amminutivano le foglie e alimentavano i bachi da seta) e il ciocco d’erica (ingrossamento compatto delle radici, assai pregiato per la fabbricazione delle pipe).
Si ritiene, pertanto, che i prodotti non legnosi del bosco possono costituire un’importante fonte di reddito significativo per le popolazioni che vivono nelle aree interne e montane della Calabria. Quindi, essi dovranno essere seriamente destinatari di importanti strumenti di incentivazione anche in relazione al loro valore economico e sociale. È auspicabile che anche il mondo della ricerca fornisca indicazioni per la loro valorizzazione economica e per la tutela della biodiversità.
[Di Antonino Falcomatà, tratto da: “ATC informa” anno VIII n°2 – settembre 2016]