TERREMOTO DELLA CALABRIA DELL’ 8 SETTEMBRE 1905

Nella notte tra il 7 e l’8 settembre del 1905 intorno alle ore due, un violento terremoto  si abbatté sulla parte tirrenica della Calabria centrale devastando una vasta area tra Cosenza e Nicotera.

Il sisma ebbe una di magnitudo 7 (i vari autori indicano tra 6.2 e 7.9)  e un’intensità tra il 10° e l’11° grado della scala Mercalli. La scossa, preceduta e seguita da numerosi fenomeni acustici e luminosi, come forti boati e luci boreali sul mare, fu avvertita in tutta l’Italia meridionale, fino a Napoli, in Puglia, nella Sicilia orientale, nelle isole Eolie e anche sulla costa albanese. Di seguito si generò un’onda di tsunami che colpì il tratto di costa fra Vibo Marina e Tropea, e il litorale di Scalea. Alcuni paesi furono quasi totalmente rasi al suolo, tra questi Parghelia, Piscopio, Zammarò, San Leo di Briatico, Stefanaconi, Aiello, il rione Forgiari di Monteleone, la frazione Vardesca di Martirano, con minore intensità anche parte della provincia di Reggio Calabria e di Cosenza. I Comuni gravemente danneggiati furono 326; 753 i centri abitati (135 nel catanzarese, 107 nel Cosentino, 84 nel Reggino. Esso provocò 557 vittime, la maggior parte nell’area del promontorio di Capo Vaticano.

Non si conosce con esattezza l’epicentro del sisma ipotizzando che esso possa essere stato in mare, tra Capo Vaticano e Panarea, o al largo di Pizzo o ancora tra gli abitati di Vibo Valentia e Cessaniti.

All’alba dell’8 settembre la situazione apparve subito drammatica. Il terremoto provocò ingenti danni agli edifici e alle infrastrutture devastando il territorio e mettendo in ginocchio l’intera regione. Molti dei danni e delle vittime furono dovute al crollo delle case della gente più povera, per lo più costruite con fango impastato con paglia, “breste”, agli effetti sismo-geologici come frane indotte (per esempio Aiello Calabro fu distrutto da una frana caduta dal monte sovrastante il paese), spaccature, scorrimenti del terreno e liquefazioni dei terreni sabbiosi, variazione del regime delle acque.

I giorni successivi al sisma furono drammatici per la mancanza di cibo e per il ritardo dei soccorsi che comunque furono imponenti.
Il 12 settembre il re Vittorio Emanuele III giunse in Calabria, accompagnato dal ministro  Maggiorino Ferraris,  appariva commosso di fronte all’entità del disastro.

 

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