RACCONTI DI CALABRIA, I FRATELLI BANDIERA

I fratelli veneziani Attilio ed Emilio Bandiera, figli di un ammiraglio al servizio dell’Austria e ufficiali essi stessi della marina austriaca, erano iscritti alla “Giovine Italia” di Giuseppe Mazzini.

Una volta scoperti dalla polizia austriaca, i due carbonari abbandonarono la marina austriaca e si rifugiarono sull’isola di Corfù nel Mar Jonio settentrionale. Qui misero in atto un piano per liberare l’Italia Meridionale dal dominio borbonico, confidando nell’aiuto della popolazione e dei prigionieri politici che sarebbero stati liberati.

Sbarcarono in Calabria con 19 compagni ma, traditi dal corso Boccheciampe, furono arrestati dai soldati borbonici presso San Giovanni in Fiore.

I due fratelli, con sette altri compagni, vennero fucilati il 26 luglio 1844 nel vallone di Rovito, presso Cosenza. Ebbero comunque l’onore di essere sepolti a Venezia, nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo e divenire eroi della patria.

Furono ricordati con sentimento d’invidia anche da alcuni briganti locali che riconobbero i loro grandi e puri ideali risorgimentali: “O fratelli Bandiera – scrive un brigante nell’Ottocento – quanto invidio il vostro destino! Voi venivate a darci la Costituzione, ma per guarire le piaghe di questa infelice Calabria ci voleva ben altro. Si richiede un migliaio di forche per paese; si richiede che i nostri mulini macinano tre mesi con ruote animate non dall’acqua, ma da sangue umano; si richiede che delle case dei prepotenti non resti neppure la cenere; si richiede che la mannaia cominci dall’intendente, dal procuratore del re e dal sindaco e finisca al portiere, all’usciere, al serviente comunale. Ah! Se foste nati in questi luoghi, voi, fratelli Bandiera, sareste stati Briganti!

 

Tratto da “Storie e Leggende Calabresi” di Vincenzo Musca