PERSONAGGI DI CALABRIA: IL PAPA DI SANTA SEVERINA

A Santa Severina nacque San Zaccaria, papa dal 741 al 752. Eletto il 29 novembre e incoronato il 5 dicembre, dovette subito lottare contro i duchi longobardi e gli esarchi di Ravenna. Recatosi infatti a Terni, ottenne dal re dei longobardi Liutprando la restituzione di Amelia, Orte, Bomarzo ed Olesa, ma anche di quella parte della Sabina strappata alla chiesa di Roma trent’anni prima.

Si recò poi a Pavia, sempre per trattare con Liutprando che, da buon cattolico, restituì anche le città di Ferrara, Ravenna, Cesena, Forlimpopoli, Forlì e Comacchio. Da Rachis, successore di Liutprando, ottenne che togliesse l’assedio a Perugia e alla Pentapoli, cioè alle città di Rimini, Fano, Pesaro, Urbino e Osimo. Toccato poi dalla grazia di Dio, Rachis lasciava gli splendori della corte per vestire l’abito dei monaci benedettini a Montecassino. Lo seguiva in monastero Carlomanno, successore di Carlo Martello, consacrato nella religione dallo stesso papa Zaccaria.

A Roma Zaccaria restaurò diversi monumenti religiosi tra cui il palazzo del Laterano e approvò l’elezione di Pipino sul trono di Francia. A Pipino stesso che lo aveva interrogato se trovava giusto che lui assumesse il titolo di re dei Franchi al posto del debole Childerico III, il papa rispose che era bene che i Franchi avessero per re chi effettivamente già ne deteneva il potere. Non dimentichiamo che con Pipino ebbe inizio la dinastia dei Carolingi che, con Carlo Magno daranno il via alla plurisecolare attività del Sacro Romano Impero.

Nel palazzo del Laterano Zaccaria fece erigere un triclinio per cenare e vi fece dipingere tutte le parti del mondo, per ricordare ai suoi successori che erano Pontefici non solo di Roma , ma anche di tutta la terra.

Ogni giorno i suoi sacerdoti distribuivano l’elemosina ai poveri e ai pellegrini e non di rado si recavano a casa dei bisognosi per soccorrerli. Poiché i contadini lasciavano la campagna per vivere in città, Zaccaria fece costruire tre villaggi che chiamò Domucultae e lo spopolamento in parte si attenuò, tanto che il papa Adriano I, venti anni dopo, fondò altre quattro Domucultae nell’agro romano.

Impedì ai sacerdoti di celebrare le sacre funzioni con il capo coperto e volle che portassero tutti una lunga sottana sia durante le funzioni liturgiche che in giro per la città.

Condannò come eretici i libri dello scrittore francese Adelberto che, senza nessuna prova, inventò il nome di sette Arcangeli non presenti nella Bibbia. Così oltre a Michele, Raffaele e Gabriele, si ebbero anche Uriele, Raguele, Tabaele, Inia, Tubua, Saboc e Simiele. Il papa però, saggiamente, non mandò al rogo l’opera di Adalberto, ma ordinò che fosse conservata negli archivi papali per dimostrare l’infondatezza delle sue teorie.

Dopo la sua morte, Zaccaria venne sepolto nella Basilica di San Pietro in Roma dove fu anche effigiato in un grande medaglione sovrastante la navata principale, ma nel 1600, alla scoperta dell’inesistenza della “papessa Giovanna”, l’immagine della sua testa venne collocata al posto di quella della fantasiosa donna che aveva una sua icona nella cattedrale di Siena.