Ott 2 2019
ILLUSTRI REGGINI: IBICO
Le informazioni disponibili su Ibico provengono principalmente da due fonti: il cronografo Eusebio e l’enciclopedia bizantina Suda, del X secolo d.C.
Ibico fu un poeta greco antico di lirica corale nato in una famiglia aristocratica nell’antica città di Rhegion (odierna Reggio Calabria all’epoca fiorente metropoli e successivamente grande città bizantina) intorno al VI secolo a.C.. Figlio di Fitio, si sarebbe formato alla scuola poetica siciliana di Stesicoro e in età adulta andò a vivere a Samo, in Asia Minore, presso la corte del tiranno Policrate come cantore dell’amore erotico, del simposio e della bellezza. Qui incontrò il poeta Samia Anacreonte con il quale, in alcuni aneddoti antichi, lo accostano come inventore di strumenti musicali (secondo lo storico Ateneo di Taucrati, inventò il barbiton, una sorta di strumento con molte corde, assomigliante ad una lira).
Le notizie riguardo la sua morte sono scarse, Plutarco, nel suo De Garreritate, ci ha tramandato una curiosa e strana leggenda: “Ferito a morte dai ladri nei pressi di Corinto, il poeta in punto di morte vide uno stormo di gru e le pregò di vendicare la sua morte. I ladri nel frattempo giunsero a Corinto e, poco dopo seduti nel teatro, videro le gru sopra le loro teste. Uno di loro, sorpreso, esclamò: ‘guarda i vendicatori di Ibico’, così la gente capì cosa era successo accusando gli autori del delitto.” Sarebbe stato sepolto a Reggio Calabria. Questa leggenda ha lasciato degli strascichi infatti nel reggino esiste il detto: “Le gru di Ibico” per indicare gli uccelli che due volte l’anno attraversano la città dello Stretto in spettacolari migrazioni.
Per quanto riguarda la sua vasta produzione, ci sono rimasti poco più di sessanta frammenti, attribuiti a lui oppure alla sua scuola di pensiero incentrati su temi erotici (encomi), e temi d’amore, soprattutto di esaltazione della bellezza degli efebi. Un suo frammento, conservato su un papiro, permette di leggere il cosiddetto Encomio di Policrate, in cui Ibico elenca alcuni eroi e aneddoti della guerra di Troia esaltando la bellezza degli eroi, paragonando ai più belli lo stesso tiranno Policrate. Cicerone nelle Tuscolane IV, 71 lodava il reggino Ibico considerandolo “il poeta d’amore più ardente fra i poeti della Magna Grecia:“
Tra gli intellettuali alessandrini fu inserito tra i nove poeti eccelsi per la lira; le sue opere furono raccolte in sette libri presso la biblioteca di Alessandria d’Egitto che andò poi distrutta da un incendio.
Proprio a questo grande poeta, la città di Reggio ha eretto un stele raffigurante un ragazzo con in mano la classica lira greca, e sul retro è incisa la traduzione di alcuni versi del poeta. Il monumento è situato nei pressi di Piazza Indipendenza.
Vedi anche: Leggende reggine: le gru vendicatrici