STRAGE DI GIOIA TAURO SUL “TRENO DEL SOLE” DEL 22 LUGLIO 1970

Erano passate da pochi minuti le cinque del pomeriggio del  22 luglio del 1970 quando il treno “direttissimo” Palermo-Torino deraglia in prossimità della stazione di Gioia Tauro. Il convoglio, guidato dal macchinista Giovanni Billardi e dal suo aiuto Antonio Romeo, procedeva ad una velocità di circa 100 km/h quando il locomotore iniziò a sobbalzare come se mancasse la rotaia sottostante. I due ferrovieri attivarono immediatamente il freno di emergenza che rallentarono il treno per arrestarsi cinquecento metri dopo diviso in tre tronconi. All’arrivo dei soccorsi, composti dai Vigili del Fuoco di Palmi, Polistena e Reggio Calabria, dei Carabiniere e della polizia, il convoglio si presentava con il locomotore e le prime cinque carrozze ferme sui binari a poche decine di metri dalla stazione. La sesta, settima e ottava carrozza pur deragliando rimanevano in posizione eretta. La nona, staccatasi dal resto del treno, dopo aver urtato alcuni pali dell’alimentazione, si era inclinata parzialmente tra i binari tre e quattro. La decima carrozza si era inclinata sul lato destro mentre quella successiva rimaneva eretta sui binari. Dalla dodicesima alla diciassettesima erano uscite dai binari mentre la diciottesima e il bagagliaio, staccatasi dal resto del convoglio finirono fuori dalla sede ferroviaria. Sul treno erano presenti circa 200 persone tra le quali un gruppo di 50 pellegrini diretti a Lourdes. Il bilancio finale contava sei morti e circa 70 feriti alcuni in gravissime condizioni.

Nella prima fase delle indagini, si ritenne che il fatto fosse dovuto al cedimento strutturale di un carrello del treno (l questore di Reggio Calabria, Emilio Santillo, subito accorso sul luogo, individuò, senza incertezze, nello sbullonamento del carrello numero 2 della nona vettura la causa del deragliamento anche se l’ipotesi dell’attentato venne avanzata e sostenuta dalla maggior parte della stampa nazionale), successivamente alla negligenza dei macchinisti. Solo molti anni dopo sentenze definitive accertano che si era invece trattato di un attentato dinamitardo, compiuto collocando esplosivo sui binari ferroviari.

Questa è la storia di un mistero oscuro e misterioso avvenuto durante la rivolta di Reggio Calabria. Nella città dello Stretto, da una settimana, a causa della designazione di Catanzaro a capoluogo della Regione, vi era una violenta contestazione riconducibile agli ambienti dell’estrema destra eversiva coordinata da un “comitato d’azione”  ideando e organizzando, tra l’altro, azioni dirette a colpire le vie di comunicazione e gli elettrodotti.

Con una direttiva del 22 aprile 2014, a firma del primo ministro Renzi, tutti i fascicoli relativi a questa strage non sono più coperti dal segreto di Stato e sono quindi liberamente consultabili.