STORIA REGGINA: LA GIUDECCA

I primi nuclei di Ebrei che si insediarono a Reggio occuparono un loro quartiere fuori dalle mura nella parte nord ed inferiore della città.  La porta detta Anzana, che collegava con la marina, era l’unico varco verso l’esterno.  Ai primi scarsi nuclei, altri si unirono formando comunità numerose e ben organizzate. Oltre a contribuire all’espansione industriale e commerciale della città, diedero anche importanti contributi alla sua crescita culturale come un po’ tutto il meridione. Il quartiere  della Giudecca probabilmente è da collocare nell’attuale area tra la via Fata Morgana, il Corso Garibaldi, e la via Camagna.

All’interno della Giudecca gli Ebrei costituivano una comunità a parte con ordinamenti basati sulle proprie tradizioni, con leggi diverse da quelle osservate dai Cristiani. Per l’istruzione avevano le proprie scuole e il loro culto veniva professato nella loro sinagoga.

Tra le iniziative della comunità ebraica di Reggio è da ricordare l’istituzione della fiera di agosto per l’incremento dei commerci con gli altri stati allestendo ai piedi della statua dell’Angelo Tutelare, alla Porta Dogana, dei depositi per i mercanti ebrei. Il trattamento di favore verso gli ebrei che si ebbe con l’arrivo degli svevi tra l’XI e il XIII secolo, con Enrico IV prima e Federico II dopo, produsse una massiccia migrazione verso la Calabria che incrementò le industrie della seta, del cotone, della tintoria, della canna da zucchero e della carta. Con il metodo di tingere i tessuti con l’indaco, producevano prodotti pregiati che venivano esposti e venduti non solo nelle principali fiere del Regno, ma anche nel resto d’Italia, in Francia, Spagna e nell’Africa mediterranea. Diffusero la coltura del gelso e la lavorazione della seta, facendo di Reggio un centro di traffico con un relativo benessere per la popolazione reggina.

Il contributo all’incremento dell’industria e del commercio fu sensibile specialmente nel XV non mancarono inoltre, di distinguersi anche nel campo culturale. A Reggio fu impiantata una stamperia, la seconda del Regno di Napoli, gestita da Abraham ben Garton, con sede nella Giudecca, che il 5 febbraio 1475 stampò la prima edizione ebraica della Bibbia che rappresentò il primo testo pubblicato nel mondo in caratteri israelitici. A riguardo lo storico Vito Capialbi così scriveva nelle sue “Memorie delle Tipografie Calabresi”:

In quest’antica e illustre città di Reggio posta all’estrema punta d’Italia di rimpetto alla Sicilia, vide la sua luce la prima edizione ebraica della Bibbia nel mese di Adar dell’anno 5235 della creazione del mondo, vale a dire tra il febbraio e il marzo dell’era cristiana anno 1475.
Fu dessa il Commentario al Pentateuco di Rabbi Salomone Jarco impresso da un tale Abramo Garton figliuolo di Isacco, del quale niun’altra notizia mi è riuscito di raccogliere. E sebbene nell’istesso anno si fosse stampato in Pieve di Sacco, terra nel Padovano, il Rabbi Jacobi Ben Ascer Arba Jurim, ch’è la più antica delle altre edizioni ebraiche conosciute, pure dessa trovandosi impressa colla data del mese Jamuz, per quattro mesi posteriore devesi riputare
.”

Con il trascorrere del tempo però gli Ebrei di Reggio divenivano sempre più numerosi e la loro ricchezza cominciò a destare preoccupazione negli indigeni. Cominciarono quindi invidie, gelosie, dissidi e lotte sempre più furibonde. Per la situazione creatasi, il vicerè Raimondo di Cardona, istigato dai vescovi, intercedette presso il re Ferdinando di Aragona affinché trovasse un rimedio e così, con un editto del 25 luglio 1511, impose agli ebrei di lasciare il suolo reggino. Una volta sfollati gli Ebrei, i beni lasciati furono venduti all’incanto e la Giudecca fu data in concessione ai Cristiani.