LEGGENDE DI CALABRIA: LA MADONNA DI MODENA

Una leggenda popolare pubblicata su una rivista di fine ‘800 narra che sulla destra della fiumara di Sant’Agata,  nel territorio di Reggio Calabria, tra i villaggi di San Giorgio e San Sperato si stendeva una ridente e produttiva campagna denominata “Pianura di Modena”. Qui, sulla strada che da Reggio porta fin sulla collina di Gallina, dove la pianura si interrompe a strapiombo sulla fiumara, sorgevano solitari un piccolo cimitero e una chiesetta dedicata alla Madonna di Modena. Ogni prima domenica di maggio una festa si celebra in onore della Vergine tra i residenti della zona.

L’Effige della Madonna che si trova sull’altare una volta appartenne ad un turco di religione musulmana abitante al di là del Mar Mediterraneo. Il quadro veniva tenuto in cucina dal suo proprietario e, per disprezzo, posava su di esso sempre una brocca d’acqua.  Il turco aveva al suo servizio una giovane serva, di religione cristiana, acquistata su un vascello pirata dopo che questa fu rapita sulle coste della Calabria. La ragazza era profondamente addolorata a vedere il sacrilegio che veniva perpetrato sull’immagine sacra e, quando il padrone era assente o dormiva, andava in cucina, lustrava il quadro, accendeva una candela e, inginocchiata, si metteva a pregare. In una di queste preghiere la Madonna le parlò ordinandole di scappare via da quella casa portando con se il quadro e che Ella stessa l’avrebbe protetta nella sua fuga. La ragazza obbedì a questo comando, avvolse il quadro con degli stracci e si avvio verso il porto da dove cercò  imbarco su una nave diretta verso l’Italia. I marinai, cristiani, accolsero con entusiasmo la giovane donna e il suo “bagaglio” venerando l’Effige durante la navigazione. Il viaggio proseguì tranquillo a gonfie vele con le migliori condizioni metereologiche possibili fin quando, giunti alla foce della fiumara Sant’Agata, la nave si arrestò e, nonostante la spinta dei rematori, non si muoveva da quel punto. La ragazza capì la situazione e con voce squillante disse: “Qui la Madonna si vuole fermare”. Il comandante della nave sparò a casaccio verso la costa tre colpi di cannone ed inviò un gruppo di marinai ad individuare dove le palle si fossero fermate. Gli esploratori tornando sulla nave indicarono il ciglio di una rupe dove i tre grossi proiettili si sono adagiati l’uno sull’altro.

La notizia si sparse tra i contadini della zona che decisero di costruire una chiesa dove ospitare la Sacra Effige.  Scavarono una fossa per le fondamenta  in una zona poco distante ma più stabile, del ciglio della rupe, poco stabile e in procinto di crollare, dove le palle di cannone si fermarono. Raccolsero le pietre e portarono la calce accanto alla buca. Il giorno seguente, inspiegabilmente, con grande meraviglia, trovarono la buca ricoperta e le pietre con la calce sulla rupe dove caddero le palle di cannone. Qualcuno consigliò di scavare nuovamente la buca nel terreno stabile portando le pietre e la calce e così fecero. Tornando all’indomani potettero ammirare  ancora il prodigio verificatosi il giorno precedente. A quel punto ogni dubbio scomparve ed edificarono la chiesa sull’orlo di quella scoscesa rupe che sembra sul punto di crollare ma non crolla mai.