LA NATURA HA PRETESO I SUOI SPAZI, FORZA CALABRIA, COME L’ARABA FENICE RINASCI DALLE TUE CENERI

di Maurizio Quintino

La luce prende il sopravvento sulla notte appena trascorsa mettendo in risalto, caso mai ci fosse bisogno, il disastro che la furia della natura, che prepotentemente chiede gli spazi che le appartengono,  ha lasciato sulla già martoriata terra di Calabria.

Il grigiore all’orizzonte va via via scomparendo lasciando il posto ad un pallido sole testimone di morte e devastazione.

Quella di questi giorni è probabilmente una delle alluvioni storiche che hanno colpito la costa jonica calabra e le zone interne del massiccio d’Aspromonte.

Il web, inesorabilmente, sta facendo girare le foto dei disastri compiuti dalla furia dell’acqua e del vento. Strade e ferrovie divelte, ponti spezzati come fossero degli esili grissini, frane che minacciano le case, le scuole, gli uffici.

Alcuni giorni fa si era parlato di “cumuli” che potevano raggiungere i 600 mm complessivamente a fine evento e in molti gridavano all’eccessivo allarmismo deridendo addirittura quei sindaci che cautelativamente chiudevano le scuole. In effetti i dati erano sbagliati ma in DIFETTO.

Adesso bisogna rimboccarsi le maniche e risollevarci da questa situazione. Sarà un unisono confutare a cause naturali, ad un evento eccezionale questa tragedia che ha colpito la terra di Calabria.

Eppure la natura chiaramente ci dice che periodicamente (dopo anni, decenni e anche secoli) ritorna a sfogare la sua furia.  Se i letti dei torrenti e delle fiumare sono asciutti per quasi tutto l’arco dell’anno questo non vuol dire che non conterranno acqua. Se i loro alvei sono delle dimensioni visibili vuol dire che in passato hanno ospitato quantitativi d’acqua da richiedere tali dimensioni per supportare eventi violenti e di eccezionale intensità precipitativa.

Nessuno guarda a quanto precedentemente detto ed ecco che si costruiscono strade e ferrovie senza alcuna precauzione a salvaguardia di questi eventi, torrenti che magicamente vengono asfaltati e diventano strade, abitazioni con affaccio sul corso d’acqua o sulla battigia del mare, case sotto i costoni delle montagne, disboscamenti selvaggi.

Basta con queste tragedie volute dall’uomo. Non ci si deve limitare più solamente all’emergenza ma si deve passare alla prevenzione. Tra l’altro intervenire in emergenza costa più di prevenire e non risolve il problema. Si continuano a sperperare risorse economiche, che se utilizzate in prevenzione, potrebbero restituire risultati sicuramente più vantaggiosi. La politica deve investire decisamente nella prevenzione. C’è poi la necessità dell’immediato censimento e messa in sicurezza delle aree ad alta criticità specialmente i siti sensibili come scuole, ospedali, edifici pubblici. Serve ancora una maggiore cura con controlli e manutenzione specialmente dei corsi d’acqua assieme ad iniziative volte all’educazione dei cittadini rispetto ai rischi del proprio territorio.

Il dissesto idrogeologico è un problema primario che bisogna affrontare prima di ogni altra cosa. Non servono opere faraoniche serve la salvaguardia e l’incolumità delle persone.

FORZA CALABRIA, COME L’ARABA FENICE RINASCI DALLE TUE CENERI.