BELLEZZE DI CALABRIA: LA CHIESA DI SAN GIOVANNI A STILO

Nell’anno 1625, lo stile tardo-rinascimentale e barocco in voga in tutto il meridione, arricchisce d’arte ancora un angolo di questo centro.

Il monastero e  chiesa di San Giovanni sono fatti erigere in quell’anno dai frati di San Francesco da Paola, ai quali si susseguirono, con molta rapidità, tanti ordini monastici, apportando, ciascuno di essi, modifiche sostanziali a tutto il complesso edilizio sacro. Nel 1662 è la volta dei Basiliani, monaci assai apprezzati in quegli anni per aver diffuso tanta cultura non solo a Stilo e nella zona, ma in tutta la Calabria, dove erano venuti dall’Asia Minore per trovare rifugio sicuro e sfuggire così alla persecuzione dei Musulmani. Furono quei monici a voler dedicare il luogo al Santo Giovanni Theristi (il Mietitore). Le decorazioni della chiesa vennero curate con grazia dai Padri Redentori, che nel 1791 si sono succeduti ai Basiliani.

Bella è la facciata della chiesa, spalleggiata da due campanili in perfetta simmetria. A tre navate è il suo interno, tutto decorato a stucchi come voleva l’arte barocca. Degno di ammirazione è l’altare della navata sinistra, dedicato al Santo di Stilo a cui è stata consacrata la chiesa e che viene riprodotto in un busto in bronzo; è finemente lavorato a tarsie marmoree e conserva alla sua base le reliquie del Theristi insieme a quelle di altri due Santi (Ambrogio e Nicola).

Ancora al Santo “Mietitore” è dedicata una statua in legno a tutto tondo conservata nella stessa chiesa e opera di maestranze del luogo. Tele, sculture, ori e altre opere d’arte sono patrimonio della chiesa e conferiscono ad essa rilevanza artistica certamente singolare.

Al convento annesso detto dei “Liguorini” (ora Palazzo Comunale), si accede da un superbo portale in marmo, ben lavorato, coronato da un armonioso balcone in ferro battuto.

In mezzo al rustico cortile, appartenuto, quale chiostro, al convento, vi fa dimora un artistico pozzo in granito dalla cui base si innalzano quattro magre colonne marmoree. Il tutto è dominato e coperto da un baldacchino (tosello), a sua volta sovrastato da una navicella rudimentale in latta, con dentro scolpito, sulla pietra, un bambino orante. Vuole simboleggiare l’atto del viaggio del Santo che, ancora fanciullo, da lontani lidi approdò a quello di Stilo (Giovanni era figlio del conte di Cursano, antico villaggio dell’Universitas Stylensis), segnando così ed ancora una volta tante meravigliose pagine di storia.

Tratto da: “STILO E LA VALLATA DELLO STILARO”, Laruffa editore, 2002