BELLEZZE DI CALABRIA: LA CHIESA DI SAN FRANCESCO A STILO

Fa parte di un ancora più vasto complesso fondato in epoca rinascimentale, intorno all’anno 1450. La facciata della chiesa è di età posteriore essendo stata rifatta agli inizi del 1700. È un elegante barocco, a molti sbalzi decorati, e rappresenta una delle migliori creazioni dell’arte del ‘700 calabrese. Una grande e geometrica cupola domina la chiesa che, all’interno, conserva opere scultoree e pittoriche di autentica importanza. Vi trova posto un altare in legno, pure esso barocco, dallo stile ricco e bizzarro, intagliato ad arte da artisti meridionali del tempo, che incornicia una deliziosa tavola che raffigura la Madonna del Borgo, di scuola siciliana. Inoltre, dietro l’altare maggiore si distribuisce, a perimetro, il vecchio Coro, con stalli di legno virtuosamente lavorati. L’altare e il coro lignei appartenevano alla distrutta chiesa dei cappuccini. Degli affreschi, forse i più opera del pittore stilese Francesco Cozza (secondo una assai dubbia attribuzione fatta da qualche storico), adornano l’ampia volta dell’edificio sacro: tra di essi, uno raffigura l’assassinio di Abele ed un altro il sacrificio di Melchisedech. Pure del Settecento è, infine, la statua dell’Immacolata, scolpita a tutto tondo su marmo bianco da qualche statuario della cerchia del Gagini. Spalleggia la chiesa una possente torre-campanile che conserva intatte caratteristiche medievali (torre di guardia). Legate al campanile sono le mura ammodernate del Convento dei Frati Minori, luogo ora adibito ad altri usi. Parzialmente esistente è il chiostro di stile toscano articolato in 20 archi granitici scolpiti a misura dallo scalpellino Canigli di Serra San Bruno, che nel ‘600 aveva ormai stabilito a Stilo fissa dimora. È ormai notizia certa quella secondo la quale, nel periodo di Regio Demanio e almeno fino al 1768, il Parlamento di Stilo, coi rappresentanti dei nobili, civili e del popolo, andava a “congregarsi” in pubblica adunanza nel chiostro del Convento di San Francesco d’Assisi “ luogo solito” per le proposte e le decisioni sul civile amministrare del Paese e dei Casali. Ora sito museale di documentazione campanelliana, è stato per più di un secolo “casa correzionale” per decreto di Giocchino Murat. Così, anche in tal caso viene alla luce e si ripete il connubio frequente tra storia civica ed arte fine.

 

Tratto da: “STILO E LA VALLATA DELLO STILARO”, Laruffa editore, 2002