IL CARBONE DI LEGNA DELLE SERRE

È forse uno degli ultimi settori attivi dell’archeologia industriale di cui tutta l’area delle Serre era ricca in un lontano passato. Camminando per i boschi sarà facile incontrare piccole radure pianeggianti, aree dove ancora il terreno è annerito dalla cenere. Sono i resti dei siti di produzione del carbone sparsi a centinaia nelle foreste. Uno dei luoghi dove questa tradizione rimane viva è il paese di Serra San Bruno.

Il settore impegnava in passato decine di famiglie che tramandavano da padre in figlio l’abilità della scelta del legno e della composizione degli “scarazzi”, i cumuli di legna da trasformare in carbone, fino al completamento del ciclo di produzione.

A distanza di secoli, ancora oggi, nei boschi delle Serre è possibile individuare gli “scarazzi” fumanti, i covoni di legna accatastata e coperti di paglia bagnata e terra, che permettono la completa disidratazione e la piena cottura del legno e che porterà alla carbonizzazione.

È una procedura lunga e paziente che deve essere seguita per circa venti giorni, mentre ne occorrono circa dieci per l’accatastamento geometrico della legna che va selezionata ponendo al centro i pezzi più grossi e verso l’esterno i rami più sottili. Ed è, appunto, la forma geometrica dello “scarazzo” che maggiormente impressiona il visitatore; una perfetta cupola a base circolare che può superare i sei metri d’altezza.

Il lavoro dei carbonai è, certamente, molto faticoso, senza sosta e senza tempo, tanto da richiedere una turnazione anche notturna che coinvolge l’intera famiglia.

Il carbonaio infatti, dopo aver appiccato il fuoco all’interno dello “scarazzu” deve fare in modo che questo non si spenga perché altrimenti risulterebbe difficile la riaccensione e deve praticare dei buchi su tutto il covone per permettere l’uscita del fumo.

Così tra fumo e polvere nera, trascorrono trenta lunghi giorni prima che il carbone, ormai pronto, possa raggiungere, nei sacchi di iuta, le più lontane destinazioni.

Oggi, intorno alle montagne di Serra San Bruno esistono otto siti di carbonizzazioni funzionanti e tutti a conduzione familiare, siti che rimangono a testimonianza di una attività che si va perdendo ma che ha costituito per secoli un importante punto di riferimento per l’economia locale.

Tratto da: “Parchicard Calabria guida ai servizi nelle aree protette 2007”