REGGIO CALABRIA: CENNI DI STORIA, IL PRIMO MILLENNIO

Nel 410 orde di Visigoti al comando di Alarico arrivarono fino in Calabria con l’intenzione di raggiungere l’Africa, aprendo così la strada ai Vandali. Nel 413 l’imperatore Onorio, viste le conseguenze delle razzie dei barbari, dispose che per cinque anni venissero ridotti a un quinto i tributi che le popolazioni calabresi dovevano pagare allo stato. Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, primo ministro di Teodorico, tramanda immagini di una Calabria in condizioni disperate.

Durante la guerra gotico-bizantina intrapresa dall’imperatore d’Oriente Giustiniano (535-553), il generale Belisario giunse in Calabria liberandola dai barbari. Alla fine del VI secolo la Calabria venne coinvolta nell’invasione del Meridione da parte dei Longobardi, i quali conquistarono l’Apulia (parte settentrionale della Puglia) e la Lucania sino al cosentino, mentre rimasero bizantini la Calabria (corrispondente all’attuale penisola salentina) e il Bruzio (la Calabria meridionale). I Longobardi estesero il nome di Puglia anche alla Calabria sottratta ai Bizantini; questi, per dimostrare che, almeno nominalmente, quella terra apparteneva a loro, indicarono col medesimo nome di Calabria la terra bruzia.

Nell’827 gli Arabi occuparono la Sicilia mantenendone a lungo il controllo; lo stesso non riuscì in Calabria, sebbene le loro scorrerie si susseguissero per quasi mezzo secolo, con sistematiche incursioni e saccheggi. Questo stato di cose provocò il mutamento della geografia urbana di Reggio: le zone costiere vennero abbandonate e le popolazioni si spostarono sulle alture dell’interno alla ricerca di luoghi più sicuri e difendibili.

Gli ultimi due secoli di dominio bizantino in Calabria videro l’epopea di una splendida civiltà. Per tutto il X secolo la regione diventò una nuova Tebaide per la presenza di numerosi asceti greci che popolarono le impervie zone aspromontane; qui si incontravano i rappresentanti più eminenti dell’ascetismo calabro-siculo, primi fra tutti Sant’Elia di Enna e Sant’Elia lo Speleota. Le radici di questa cultura saranno così ben piantate da resistere fino ai giorni nostri.

 

[Tratto da: Reggio Calabria e la sua provincia – Itinerari tra arte, storia e natura – Iiriti editore]