IL MONTE SANT’ELIA

Il monte Sant’Elia , ultimo contrafforte aspromontano che si protende nel mar Tirreno, è alto poco più di 500 metri sul livello del mare e dista da Palmi circa 9 chilometri. Lo si raggiunge facilmente percorrendo in auto la statale 18, o a piedi con una breve escursione, dapprima lungo il “Tracciolino”, una pista  in terra battuta che taglia a metà altezza il fianco settentrionale del monte, quindi per un viottolo che si snoda inerpicandosi tra i castagni.

Il percorso lo si compie facilmente e lentamente, circa in un’ora e, la pur lieve fatica, giunti sulla cima del monte, sarà ben ripagata soprattutto per lo spettacolo che la natura offre alla vista. Non v’è posto, altrove, da dove sia possibile abbracciare a colpo d’occhio un così esteso orizzonte, una vastità così grande e così varia al punto da avvertire una forte sensazione di stupore e smarrimento. Ad ovest, l’Etna, Messina e lo Stretto; i laghi di Ganzirri, la costa siciliana fino a Punta Milazzo e le isole Eolie; Scilla e Bagnara sulla Costa Viola con a picco la rada della Marinella di Palmi; verso nord, la spiaggia della Tonnara fino al monte Poro e Capo Vaticano. Ai piedi del Monte, Palmi offre uno spettacolo a parte, adagiata come una dama tra giardini, alberi di palme e di ulivi che arrivano a specchiarsi nel mare. A ovest si apre la Piana, un anfiteatro di 1000 chilometri quadrati, con le città sparse tra gli ulivi che si estendono fino alle falde dell’Aspromonte; un mare verde che fa da controcanto all’azzurro del Tirreno. Sono cinque milioni queste antiche piante saracene che, in aperta sfida col tempo muoiono e rinascono su se stesse, miracolosamente, in un processo rigenerativo che sa di mistero e assumono, in questo divenire secolare, dimensioni giganti e forme bizzarre e spesso mostruose. I paesi della Piana e quelli arroccati nelle prime alture aspromontane, sembrano isole bianche in questo mare di ulivi. Tra gli alti pini, sulla cima dolce del monte, dove un tempo vi fu un convento, sorge ora una chiesetta dedicata al culto di Sant’Elia. Poco distante c’è la “pietra del diavolo”, un sasso segnato da evidenti bruciature, da dove, secondo la leggenda, il diavolo spiccò il volo sul mare per poi precipitare in un ribollire di acque nel punto in cui oggi c’è lo Stromboli. Lunghi viali alberati, viottoli, uniscono ampie pinete e spazi aperti dove è possibile trascorrere il tempo in piena serenità.

 

Tratto da: PALMI GUIDA TURISTICA, Laruffa editore, 2000