IL CEDRO … “I FRUTTI DELL’ALBERO PIU’ BELLO”

Di remota origine asiatica, come tutti gli agrumi, ma giunto in Europa già in tempi antichissimi, il cedro si coltiva in Calabria sin dal III sec. a. C. grazie alle popolazioni ebraiche che qui fondarono delle colonie. Plinio il Vecchio, nel I sec. d.C., in una delle sue opere, lo cita come “mela assira”. La zona d’elezione è quella dell’alto Tirreno cosentino, tra Diamante, Tortora e Cetraro, conosciuta appunto come “Riviera dei Cedri”, una sottile striscia di terra contesa dal monte e dal mare, ricca di acque ma aggredita dall’urbanizzazione. I latini ritenevano che il cedro crescesse qui per “motivi naturali e climatici”, trattandosi di una pianta delicata, che non ama sbalzi di temperatura e necessita di acqua abbondante; l’uomo vi unisce, poi, la propria preziosa opera riparandola dai venti. Citato nell’antico testamento (prenderete i frutti dell’albero più bello …) il cedro, attraverso una scelta accurata quanto mistica, è richiesto dagli Ebrei per la celebrazione della “sukkoth”, la “festa delle capanne”.

L’albero è alto circa un metro e mezzo e i suoi rami spinosi, in primavera e autunno, si rivestono di piccoli fiori violacei a mazzetti che daranno vita al tipico frutto voluminoso e tondeggiante.

È di sapore dolcissimo o, all’opposto, agro se non maturo al punto giusto. La buccia e il succo opportunamente trasformati sono ottimamente impiegati nell’industria alimentare: bibite, sciroppi, frutta candita, marmellata e olii essenziali, prevalentemente destinati all’uso cosmetico, farmaceutico, ma soprattutto dolciario. Basti pensare al gusto straordinario dei dolci al cedro, al babà e alla pasticceria secca.