PERSONAGGI DI CALABRIA:LA BRIGANTESSA MARIA OLIVERIO

La Calabria fu la terra dei briganti, ma anche delle brigantesse.

Tra le più famose ricordiamo quelle della banda di Carmine Crocco Donatello, quelle della banda di Rocco Chirighigno, detto Coppolone, e soprattutto Maria Oliverio, moglie del brigante Pietro Monaco.

Donna bellissima e ancora in giovane età, venne considerata la più crudele “briganta” del Mezzogiorno. Avendo operato tra Catanzaro e Cosenza nei primi anni dell’unità d’Italia contro la stessa unità, venne condannata a morte e la sua memoria fu tramandata dai cantastorie locali che esaltarono la sua storia d’amore, di gelosia e di morte.

Sposata infatti con Monaco, prima soldato borbonico, poi disertore e garibaldino e infine brigante, Maria ebbe il coraggio di uccidere la sua stessa sorella Concetta per essere stata l’amante del marito.

Dopo questo fatto di sangue, per il quale si servì di un coltello che portava alla cintura, la Oliverio divenne “briganta” in tutti i sensi. Fuggì infatti sui monti a dorso di un mulo per raggiungere il marito, dopo aver ucciso anche il mulattiere che non voleva prestare l’animale.

Arrivata nel covo di briganti con il coltello ancora sanguinante ed il fucile con tutti i colpi in canna, disse apertamente che aveva ammazzato il mulattiere, ma rivelò solo al marito di aver ucciso la sorella.

La violenza e la disumanità della donna colpirono profondamente il Monaco che capì di trovarsi dinanzi ad una persona più forte di lui. Avrebbe voluto ucciderla all’istante, ma si accontentò di stringerle il collo con le mani e scuoterla da capo a fondo, coprendola di calci e sputi.

La donna si difese urlando a squarciagola per attirare l’attenzione degli altri briganti che entrarono subito nella stanza illuminandola con le loro fioche lanterne.

Pietro, allora, cominciò a gridare lui stesso, per dirle che poteva tornarsene in paese e che lui non l’avrebbe più voluta neanche vedere. Intanto, lasciatala, se la prendeva con tutto ciò che gli capitava sotto i piedi come barili, provviste, armi e quant’altro serviva alla vita dei briganti che, impauriti da tanto strepito, lasciarono le lanterne per terra e uscirono dalla stanza per sparire nel buio fitto della notte senza luna.

Maria, intanto, se ne stava accovacciata in un angolo della stanza, fissando il marito con occhi di fuoco, pronta a reagire se fosse stato necessario,

Nonostante Pietro l’avesse picchiata a sangue, tanto che il suo viso grondava da ogni parte, la sua bellezza non era venuta meno e il marito, vedendola e sentendola ansimare, si calmò e le chiese: “Ma come hai fatto ad uccidere tua sorella?

Oh, non parliamone più” – gli rispose – “ora siamo briganti tutti e due e quello che ci capiterà sarà affare nostro.

In questo modo Maria divenne a poco a poco il capo della banda Monaco.

Fu vista “in groppa ad un destriero come un guerriero, ma cinta d’eletta spietata schiera, vive di strage l’umana fiera. Non mai persona che l’ha incontrata è ritornata, e perché nulla pietà la tocchi, sgozza le vittime ai suoi ginocchi.”

 

Tratto da STORIE E LEGGENDE DI CALABRIA di Vincenzo Musca