PEPERONCINO, quello calabrese tra i più piccanti e benefico

La storia del peperoncino risale a circa 7000 anni fa e veniva usato come conservante per il cibo. Le tribù dei Maya, Inca e Aztechi invece lo usavano come rimedio in medicina per le proprietà benefiche. E’ originario dell’America, ed oggi è usato principalmente per dare sapore ai cibi. Il grado di piccantezza è dovuto alla quantità di capsaicina presente nel seme del peperoncino insieme a flavonoidi, resine,oli essenziali, carotenoidi e vitamine A, B2, C, E, PP. Tra le propietà del peperoncino troviamo quella digestiva: favorisce infatti, la secrezione dei succhi gastrici. Ha inoltre proprietà vasodilatatrici, anticolesterolo, antiossidante e svolge un’azione preventiva dell’infarto e delle malattie cardiovascolari. Il peperoncino viene consumato fresco, cotto, crudo o essiccato che però comporta una perdita delle sue qualità. In italia viene coltivato e usato principalmente nelle regioni del sud che rientra in molti piatti della cucina tipica. E proprio il genotipo “sigaretta calabrese” ha evidenziato i valori massimi di capsaicinoidi che ne conferiscono il grado di piccantezza (52000-85000 gradi Scoville nel prodotto fresco liofilizzato e 38000-86000 in quello essiccato).Questo prezioso alimento è stato valorizzato dall’ente italiano di ricerca agroalimentare con il progetto “PEPIC”, (Filiera del peperoncino piccante e interventi di ricerca per la scelta varietale e per l’innovazione dei processi colturali), finanziato dal ministero per le politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Tratto da “EXIT”rc/magazine n°37- estate 2022