I BORGHI REGGINI: MOTTA SAN GIOVANNI

Motta San Giovanni sorge su un colle a 520 metri sul livello del mare, in posizione dominante, circondata da pittoresche valli e protesa verso suggestivi vedute che spaziano sullo Stretto di Messina, sull’Etna e sui contrafforti aspromontani che declinano dolcemente verso la marina.

Col termine “Motte” si volevano un tempo identificare i centri fortificati eretti sulla cima di rupi, inaccessibili e nello stesso tempo panoramiche, al fine di sorvegliare tutto il territorio circostante a difesa delle incursioni, frequenti soprattutto nei villaggi costieri.

Già il tratto stradale che porta a Motta è un continuo alternarsi di spettacolari panorami sia sul mare che sulle montagne che circondano il paese.

Percorrendo quella strada si noteranno numerosi casolari abbandonati, testimonianza dell’intensa attività contadina di un tempo; la vegetazione è prettamente mediterranea, con folte siepi di fichidindia, agavi, ginestre e cespugli verdi di capperi che rinvigoriscono sulle pareti rocciose. Diversi appezzamenti coltivati a vite ricordano la tradizione vinicola e il rinomato rosso di Motta. Gli altipiani circostanti alternano boschi di uliveti e pinetine. Le pinete si intensificano nell’area più montana di Motta (che arriva oltre i 1000 metri), dove prendono vigore anche ricchi castagneti.

Al visitatore il paese si presenta ordinato, nella simmetria dei nuclei abitativi, silenzioso, solare. Un paese che offre beni culturali di rilievo, tradizioni gastronomiche e una montagna generosa. In più la frazione marina di Lazzaro (col celebre Capo d’Armi) offre mare limpido e lidi attrezzati.

L’area di Motta ebbe anche periodi di rilievo politico e sociale, ne sono testimonianza i ruderi di edifici e luoghi di culto oggi abbandonati ma che un tempo fiorivano di attività: i resti della fortezza di Santo Niceto e ancora quelli delle tante chiesette (molte di epoca bizantina) sparse in tutto il territorio.

Motta San Giovanni fu la prima tappa del viaggio in Calabria di Edward Lear. Il celebre viaggiatore inglese in transito verso la riviera jonica nel 1847, così descriveva il paese: “ … la metà bassa di Motta San Giovanni è composta di case separate, formando dei gruppi molto pittoreschi, che si integrano stupendamente con le severe e decise forme delle colline attorno …”. E ancora: “I dintorni di Motta sono bellissimi, e vi sono delle sezioni di paesaggi pussineschi …”.

CENNI STORICI

Non del tutto chiare le origini di Motta San Giovanni. Già conosciuto in epoca romana, il centro si sviluppò concretamente intorno al 1500, probabilmente dopo la distruzione della fortezza di San Niceto, i cui profughi si fermarono nel vicino villaggio. Tuttavia le notizie di un assedio, operato da Alfonso Duca di Calabria nel 1452, farebbero pensare all’esistenza di un villaggio già prima della caduta di San Niceto. In una prima fase di dominio dei Duchi d’Aragona di Montalto, Motta passo nel 1561 a Giovanni Minutolo e poi, nel 1565 a Tommaso Marquett.

Nel 1576 la ebbero i Villadicane e nel 1605, i Ruffo di Bagnara che, acquisito il titolo di principe, lo mantennero fino all’eversione della feudalità.

Il terremoto del 1783 provocò nel paese notevoli danni. Al tempo della Repubblica Partenopea (1799) divenne Comune del Cantone di Reggio. Coi Francesi fu riconosciuta Università.

Nemmeno il terremoto del 1908 risparmiò Motta, e anche in questo caso i danni furono ingenti.

Il paese non è rimasto indenne neanche al triste fenomeno dell’emigrazione, ma la vicinanza alla costa e la ricchezza del suo territorio hanno permesso all’economia locale di crescere, salvando il paese dal destino di molti centri dell’entroterra, lentamente abbandonati per la mancanza di lavoro.

L’economia di Motta San Giovanni si basa essenzialmente sull’agricoltura e sull’artigianato.

Il centro si è allargato rispetto al suo nucleo originario, assorbendo nel tessuto urbano anche vicine contrade. Si noteranno pertanto moderne costruzioni alternate a vecchie abitazioni e a casolari abbandonati.

IL CENTRO

Il centro storico di Motta San Giovanni ha un singolare aspetto di cono inclinato con la punta nella quota più elevata. Arrivando a Motta, si noterà subito la Chiesa di San Michele, che si erge tra le abitazioni. Si può iniziare un percorso a piedi del centro partendo proprio da una visita alla chiesa di San Michele.

Alle spalle della chiesa vi è il Monumento ai Caduti, collocato nel mezzo di un’aiuola nella quale trova posto anche un cannone della seconda guerra mondiale. Il monumento raffigura una donna inginocchiata che sorregge un milite ormai defunto con ancora il fucile stretto in mano.

Proseguendo attraverso la via Garibaldi si arriva a Piazza Borgo, il cuore di Motta. Un affaccio panoramico (caratteristica costante del paese) si apre verso mare. Varie aiuole ed una fontana moderna adornano l’area che circonda il belvedere. Sull’antica piazza si affaccia, tra gli altri, il Palazzo Malara.

Da Piazza Borgo, una breve salita porta alla Chiessa di San Giovanni Evangelista, rifatta di recente, all’interno della quale si trova una scultura marmorea cinquecentesca di San Giovanni, di scuola gaginesca. Il culto di San Giovanni risale al XII secolo, quando esisteva a Motta il monastero di San Giovanni, andato distrutto.

Una ripida scalinata nei pressi della chiesa risale il quartiere Praci. Scorci pittoreschi e panoramici si susseguono lungo il percorso, dove le antiche abitazioni sono costruite direttamente sulla roccia. Particolarmente suggestivo è anche il percorso in salita che porta al quartiere Suso, sito su di un’altra collinetta adiacente. Le viuzze sono quelle tipiche dei paesi d’altura, ma una costante è rappresentata dai numerosi belvedere sul mare, con incantevoli panorami sullo Stretto di Messina e sull’Etna.

Ritornando a Piazza Borgo e imboccando via Mazzini si arriva a Piazza Alecce. Qui ha sede il Municipio; accanto ad esso, recentemente restaurata, si trova la Fontana monumentale “Alecce” così chiamata dal nome dell’illustre cittadino mottese (ricercatore nel campo della farmacia) che a sue spese realizzò la fontana. Questa presenta un bassorilievo in bronzo dello scultore U. Conti, risalente al 1955, che raffigura scene di vita contadina e pastorale nell’area di Motta (si distinguono tra le figure umane, le linee delle montagne e lo sfondo del mare). Anche in Piazza Alecce si apre un altro belvedere.

Procedendo ancora per via Giovanni Verduci si noterà sulla sinistra uno spiazzo, nel mezzo del quale è collocato il Monumento al Minatore, opera di G. Agelao.

Salendo verso la parte alta di Motta, nel quartiere “Baracche” si incontrerà la Chiesa di Santa Caterina che, dalla prima domenica di maggio al quindici agosto, ospita la sacra Effige della Modonna del Leandro.

Tra i palazzi gentilizi si distingue particolarmente Palazzo Spinelli, risalente alle seconda metà del secolo XIX, che si trova sulla sinistra della provinciale venendo da Lazzaro.

Una volta terminata la visita al centro storico di Motta, sarà interessante dirigersi verso il Santuario dell’Oleandro, che si trova a 3 chilometri di distanza.

Sulla strada che porta al santuario, dove tra l’altro si incontreranno i ruderi dell’antica Chiesa di San Giorgio, superata la contrada San Basilio, ad un bivio sulla sinistra un cartello indica l’invaso Scillupia, un laghetto artificiale ricavato tra le colline, dove si può sostare ed effettuare passeggiate. Dalla strada principale il laghetto dista solo 400 metri, e il percorso è asfaltato.

Ritornando sulla provinciale e proseguendo verso monte, arriveremo alla contrada Oleandro.

Qui, su di una collinetta panoramica, troviamo la chiesa della Madonna dell’Oleandro (o del Leandro), di antica fondazione. Sullo stesso sito infatti sorgeva il monastero bizantino di Santa Maria di Campo, i cui ruderi sono ancora visibili. All’interno del santuario sono custoditi: una statua dell’Assunta, che tiene in braccio il Bambino, in marmo di Carrara (sec. XVI) di scuola siciliana (qualcuno attribuisce al messinese Giuseppe Bottone) e collocata sull’altare maggiore; una pregevole acquasantiera del 1667; due tronchi di colonna in gesso del periodo bizantino-normanno (posti ai lati dell’altare) e l’effige della Madonna del Leandro.

La devozione per la Madonna del Leandro rappresenta un fenomeno fondamentale della pietà popolare della gente di qui e trova il suo momento più emozionante nella festa dell’Assunta (15 agosto), durante la quale la chiesa è meta di numerosi pellegrinaggi. La prima domenica di maggio la sacra effige viene accolta nella chiesa di Santa Caterina. Qui resterà fino al quindici di agosto (appunto la festa dell’Assunta) giorno in cui una coinvolgente processione la riporterà nella chiesa del Leandro. Prima di essere riposta nella sua chiesa, la statua della Madonna, accompagnata da migliaia di fedeli, viene portata in zona San Luca e nel Castagneto di Pitea, dove viene celebrata una messa all’aperto.

La chiesa si giovò di restauri nel 1959 grazie alla donazione di 1000 dollari della famiglia Chilà. Al suo interno vi sono inoltre quattordici  immagini raffiguranti la Via Crucis.

Per visitare la chiesa, nel caso fosse chiusa, è sufficiente chiedere le chiavi nelle vicine abitazioni.

Un’area pic-nic adiacente e una fresca pineta invitano allo sosta.

Proseguendo dal santuario dell’Oleandro verso monte, dopo circa 1 km giungeremo al Castagneto di Pitea, la frazione più elevata di Motta. Qui ci troviamo praticamente in montagna. Ampie pinete si alternano a castagneti. Durante la stagione autunnale vi si possono trovare diverse qualità di funghi. Nella zona si segnalano i ruderi della chiesa di Sant’Angelo, raggiungibili tramite 1,5 Km di strada sterrata.

Nella frazione si trova inoltre l’Ostello “Grotta del Pater”, gestito e animato dai Padri Gesuiti e dalla Comunità di Vita Cristiana (CVX) di Reggio Calabria. Lungo la strada che da Motta porta al Leandro, dirigendosi verso la contrada Sarto, si incontreranno i ruderi di altre chiesette dei secoli XII e XIII: quelli della chiesetta di San Nicola (sec.  X), di cui sono visibili i muri perimetrali: della chiesa del Palmento (sec. XIV), così chiamata forse per l’uso che è stato fatto dell’edificio in tempi più recenti; i ruderi della chiesa di San Pietro (sec. XII) e quelli di Santa Maria delle Grazie.

Dai ritrovamenti archeologici nel territorio mottese e risalenti a diversi periodi emerge quindi la presenza di numerosi luoghi di culto, a testimonianza della vitalità e dell’importanza dell’area. Da segnalare ancora i resti della chiesa di San Rocco, in cima al quartiere Suso.

 

Tratto da : “Motta San Giovanni e il suo territorio”, Laruffa Editore, 2000