Apr 29 2018
STORIA REGGINA: IL CONTRABBANDO DEL SALE DELLE “BAGNAROTE”
Al tempo del governo fascista e dopo il secondo conflitto mondiale fino agli anni Sessanta, il sale, il diffuso elemento per la cucina e per il nostro stesso nutrimento, rientrava fra i generi di monopolio la cui vendita era di competenza e controllo dello Stato. Per questo motivo quello presente nelle saline siciliane non si poteva portare nel continente se non dietro il pagamento dell’apposito dazio. In quel periodo contrabbandare sale era divenuto un uso comune. Particolari contrabbandieri erano le bellissime donne di Bagnara Calabra, le mitiche “bagnarote”. Queste, laboriose e faticatrici, ogni mattina indossando le lunghe e ampie vesti che arrivavano fin sotto le caviglie e traghettavano lo Stretto da Villa San Giovanni a Messina per vendere qualche sparuta cassetta di pesce pescato dai loro mariti o padri. Con il ricavato acquistavano qualche chilo di sale a prezzo più basso, senza pagare i dazi, per uso familiare o per qualche piccolo guadagno vendendolo in paese.
Le “bagnarote” arrivavano a Messina agili e snelle e rientravano in continente con i fianchi belli pieni allo “Botero” a causa dei pacchi di sale nascosti sotto il vestito dotato di numerose tasche. Sbarcando a Villa San Giovanni giravano intorno ai carri in manovra in modo da eludere la sorveglianza e se fermate per controllo nessuno poteva mettergli le mani addosso così da portare la merce contrabbandata fino a destinazione.
[foto di Federico Patellani esposte al museo di fotografia contemporanea presso Villa Ghirlanda Silva, Cinisello Balsamo (MI)]