STORIA DEI RIONI DI REGGIO CALABRIA: TORRE LUPO

La contrada Torre Lupo si identifica a levante con il torrente Sant’Agata; dal prolungamento della via Sbarre Inferiori fino alla foce dello stesso torrente, con la stessa via Sbarre Inferiori a monte; ad ovest col Baglio Musolino è una linea che tagliava pressappoco a metà nel senso monte mare, l’attuale superficie occupata dalle officine OMECA.

Il toponimo Torre Lupo è antichissimo, possiamo farlo risalire verso la metà del Quattrocento, quando, dopo la caduta dell’impero di Costantinopoli, cominciarono le scorrerie delle fuste saracene che saccheggiavano e devastavano i villaggi lungo tutte le coste reggine. Lungo le coste italiane cominciavano ad essere costruite delle torri di avvistamento che dovevano servire oltre che come primo avamposto di difesa, ad avvertire in tempo la città dell’imminente assalto proveniente dal mare e metterle in condizioni di difendersi.

Alla foce del Sant’Agata, appunto, fu costruita dal governo spagnolo una di queste torri denominata Torre Lupo perché la zona veniva già chiamata Lupo da alcuni decenni a ricordo di un episodio colà verificatosi quando erano già cominciate le scorrerie dei Saraceni. Si racconta che un veliero gettò l’ancora di fronte alla foce del torrente Sant’Agata e alcuni uomini dell’equipaggio vennero a riva, forse per rifornirsi di acqua e di viveri. Uno di questi marinai, turco o greco, si avvicino ad un pozzo dove in quel momento attingeva acqua una splendida fanciulla. Il luogo era solitario ed ombroso e il marinaio pensò di tentare la virtù della fanciulla che era alta e forte e non gradì le proposte del baldo marinaio; quando questi per convincerla e piegarla al suo desiderio, cominciò a mettergli le mani addosso, memore delle raccomandazioni materne e delle truci minacce del padre, nel caso della perdita della virtù, la ragazza lo affrontò ed essendo molto forte, ebbe la meglio. Cominciarono le ricerche del giovane marinaio. I contadini, informati dai genitori della fanciulla, rispondevano al capitano che nella zona si aggirava un lupo divoratore di animali e di uomini e che, forse, il marinaio ne era rimasto vittima. Il capitano così tornò a bordo e ripartì con la sua nave. Quando la nave fu partita l’impresa della fanciulla fu resa pubblica. La contrada fu chiamata “Lupo” per ricordare lo stratagemma con cui i furbi cittadini avevano evitato la rappresaglia del capitano della nave.

Nei primi anni del Novecento sulla torre venne installato un faro (o semaforo) che veniva usato allo scopo di segnalare alle navi provenienti dal Mar Jonio l’inizio dello Stretto di Messina. Sulla riva del mare vi è ancora la piattaforma di cemento su cui sorgeva.

Torre Lupo fu chiamata anche Torre di Cuglieri per la vicinanza di questa località.

 

Tratto dal libro LA STORIA, LE STORIE GEBBIONE  – LUCE SU UN QUARTIERE DI REGGIO CALABRIA, di PAOLA MALLAMO edito nel settembre 2005 da LARUFFA EDITORE SRL