REGGINI ILLUSTRI: MARIO LA CAVA

Mario La Cava nacque a Bovalino in una famiglia borghese  l’11 settembre del 1908. Il padre Rocco era un maestro elementare, la madre, Marianna Procopio, una casalinga, semplice e poco istruita ma dotata di un innato talento narrativo (nel 1938  pubblica un Diario e altri scritti nella rivista Letteratura, con critiche molto favorevoli) che di certo influì sulla formazione culturale del figlio.

La Cava possedeva una cultura umanistica acquisita negli anni di formazione prima al Liceo Classico di Reggio Calabria, poi a Roma dove frequentò la facoltà di medicina per tre anni ma insoddisfatto di tale scelta cambiò indirizzo iscrivendosi in giurisprudenza presso l’Università di Siena dove conseguì la laurea nel 1931. In questi anni di formazione aveva letto i grandi narratori francesi e russi dell’Ottocento e i capolavori del naturalismo e del verismo e, nell’ambito della letteratura italiana del Novecento, Federigo Tozzi, Italo Svevo, Elio Vittorini, Eugenio Montale, Alberto Moravia e Corrado Alvaro, del quale ammirava e condivideva soprattutto la vena meridionalista.

Rientrato quasi subito nella sua amata terra natia, non ha mai intrapreso l’attività professionale dedicandosi alla letteratura e alla narrativa entrando in contatto con alcune delle persone più rappresentative della cultura italiana contemporanea tra le quali, il Bonsanti, il Longanesi, il Montale, il Vittorini. Nella Locride trascorse un cinquantennio di attività intellettuale, coerente e leale, stimato dalla gente comune ed apprezzato dagli addetti ai lavori.

La sua narrativa esulta i valori della cultura meridionale si contraddistingue per la semplicità espressiva ispirata all’ambiente contadino calabrese, a difesa degli umili descrivendo la loro emarginazione e le loro sofferenze.

L’apprezzamento di scrittori noti avevano inserito il nome di Mario La Cava nella cerchia degli intellettuali che gli consentì di collaborare, come giornalista e critico letterario, con molti quotidiani (La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Corriere della Sera, Paese Sera, La Stampa, L’Unità, Il Mattino, La Gazzetta del Mezzogiorno ) e molte riviste (L’Italiano, Omnibus, Primato, Nuovi Argomenti, Il Mondo, Letteratura).

Nonostante la censura del regime fascista, trascurato dai mass-media durante la prima Repubblica, la sua produzione letteraria fu feconda. Il suo esordio come scrittore risale al 1935, anno in cui pubblicò su “L’italiano” degli aforismi tipici della cultura contadina raccolti, successivamente, a creare la sua prima opera, “Caratteri” del 1939 (ristampata successivamente con nuovi scritti nel 1953 e nel 1980). Già prima però, nel 1932, aveva scritto il suo primo lungo racconto, “Il matrimonio di Caterina” pubblicato 45 anni dopo la stesura nel 1977. Da questo lungo racconto Luigi Comencini avrebbe poi  tratto un film per la televisione nel 1983.

Altre pubblicazioni di La Cava sono: “I misteri della Calabria” (1952), “Colloqui con Antonuzza” (1954), “Le memorie del vecchio maresciallo” (1958), “Mimì Cafiero” (1959), “Vita di Stefano” (1962), “Viaggio in Israele” (1967, ristampato nel 1985), “Una storia d’amore” (1973), “I fatti di Casignana” (1974), “La ragazza del vicolo scuro” (1977), “Terra dura” (1980), “Viaggio in Lucania” (1980), “Viaggio in Egitto e altre storie di emigranti” (1986), “Tre racconti” (1987), “Una stagione a Siena” (1988), “Opere teatrali” (1988) E poi, postume, “Ritorno di Perri” (1993), “Mario La Cava, Personaggio ed Autore” (1995), “La melagrana matura” (1999), “Il dottor Pesarino” (2001), “La Repubblica Cisalpina – Appunti sulla Costituzione e sull’attività legislativa” (2008), Corrispondenze dal Sud Italia, (2010).

Altri inediti (favole, racconti, romanzi, saggi) non sono stati ancora pubblicati.

La morte lo colse a ottant’anni, il 16 novembre 1988, nel suo paese nativo che non aveva più lasciato.