PERSONAGGI ILLUSTRI REGGINI: NICOLA GIUNTA

Nicola Giunta fu un personaggio molto attivo durante il Novecento nella vita di Reggio Calabria la città che gli diede i natali il 5 maggio del 1895.

Della sua giovinezza si conosce poco. La sua vocazione artistica lo induce ad interrompere gli studi liceali a Reggio per trasferirsi a Napoli per frequentare il Conservatorio. Qui studia per diventare attore lirico aiutato dalla sua voce di baritono. Divenuto cantante lirico si esibì in diversi teatri ma ben presto si rese conto che la sua vocazione era quella di scrittore.

Gran parte delle sue pubblicazioni, molte sconosciute, sono in lingua italiana quelli dialettali, che lui definiva “le briciole che cadono dal desco del poeta“, sono divenute famose, entrando a far parte della cultura popolare reggina.

Tornato a Reggio, grazie all’ironia e all’uso del dialetto, il poeta riuscì meglio di molti altri a “vedere“ nei meandri della psicologia dei suoi concittadini, esplorando verità universali e fondamentali che fanno parte dell’intero genere umano e non solo del cittadino di Reggio di cui Giunta fa satira per dare segno di un’attenzione a quella che è una condizione del tutto umana.

Con la sua anima “vulcanica”, Giunta scrisse poesie rimaste indelebili nel cuore dei reggini, ritratti spesso in maniera impietosa, fu precursore nel biasimare il loro cattivo gusto. Egli visse completamente la sua città, conosceva i suoi concittadini in tutte le sfaccettature, amava i loro pregi ed i loro difetti, le loro manie e le loro grandezze,  tra un’allegoria ed un sarcasmo, tutti vengono più o meno sfottuti e “mazziati” dipingendo una comunità inutilmente blaterante.

Il poeta cessa di vivere il  31 maggio del 1968 tributato dai suoi concittadini ma se ne va quasi in silenzio, senza  parenti e  familiari, infatti non sposato, aveva condotto la sua vita in compagnia della mamma Ippolita Catanoso, poi, dopo la  morte di quest’ultima, rimase da solo.

Nicola Giunta riposa in un loculo nel grande cimitero di Condera a Reggio Calabria.

Il poeta reggino ha lasciato una ricca produzione di poesie dialettali ordinata e suddivisa in raccolte. Non lasciò comunque un allestimento completo e definitivo di tutte le sue opere. Dopo la sua morte, in casa tra l’ordine-disordine delle sue cose, i suoi cimeli, le sue onorificenze, i suoi scritti inediti e tantissime raccolte furono salvati, alla rinfusa, e portati alla Biblioteca Comunale reggina. Successivamente fu Giuseppe Ginestra (poeta dialettale reggino, amico di Giunta) che le riordinò in modo preciso.

 

[Si ringrazia Felice Ginestra per le integrazioni fornite]