OSSERVAZIONI DI GIUSEPPE MERCALLI SUL TERREMOTO IN CALABRIA DEL 23 OTTOBRE 1907

Di seguito la trascrizione del rapporto fatto dal sacerdote, geologo, sismologo, vulcanologo,  Giuseppe Mercalli  ideatore dell’omonima Scala che misura l’intensità macrosismica di un terremoto attraverso l’osservazione dei danni e delle modificazioni ambientali prodotte da esso.

Giuseppe Mercalli – Sul terremoto calabrese del 23 ottobre 1907 (nota preliminare)

Dopo appena due anni dal grande terremoto calabrese dell’ 8 settembre 1905, un’ altra scossa violentissima colpì la stessa regione la sera del 23 ottobre 1907. Questo nuovo massimo sismico fu immediatamente preceduto nella Calabria da una calma sismica impressionante durata circa 3 mesi; poichè, mentre dall’ 8 settembre 1905 al 31 luglio 1907 furono 324 le scosse avvertite dall’uomo nella regione Calabro-Messinese, cioè quasi 15 al mese, solo 6 se ne avvertirono dal 1 Agosto al 22 Ottobre 1907 , cioè 2 al mese. Alla domanda – se il terremoto del 23 ottobre 1907 si debba considerare come una replica di quello dell’ 8 settembre 1905 – rispondo,con tutta sicurezza ,negativamente ; poichè la sua area mesosimica è situata almeno 60 Km lontano dall’area disastrosa del 1905 e le sue repliche molto numerose siano state la causa occasionale che risvegliò l’attività di un centro sismico sul versante jonico dell’Aspromonte, la cui esistenza era stata da me già stabilita fin dal 1897,con l’esame dei terremoti precedenti della Calabria. Le scosse preparatorie , che accennavano al risveglio del suddetto centro sismico , forono cinque avvenute alle seguenti date: 1905,Settembre 9 alle 14h45m,e settembre 26 alle 11h30m, gennaio 16 alle 5h45m ; 1907 maggio 25 alle 24h e ottobre 23 alle 21h25m.Quest’ultima scossa fu abbastanza forte da incutere un po’ di spavento , specialmente nei dintorni di Bianco e Brancaleone e tre minuti dopo di essa seguì la scossa disastrosa (alle 21h28m t.m.E.C). Nello scorso aprile studiai sul luogo gli effetti del terremoto e potei stabilire i seguenti fatti. Il terremoto ebbe un’area epicentrale ben definita e assai ristretta ossia di pochi Km. q ,nella quale è compreso solo il paese di Ferruzzano ,dove molte case crollarono quasi interamente e morirono 158 persone su 1967 abitanti ossia 0,008 della popolazione. Certamente la posizione del paese su una altura isolata e in pendio , e la roccia di natura franosa ,su cui sono fondate le case ingrandirono gli effetti del terremoto;ma a Bruzzano Zeffirio ,appena 2 Km lontano, e in condizioni edilizie e geologiche non migliori ,non crollò nessuna casa e non ci furono vittime umane. Quando poi ai pochi morti e feriti sparsi sporadicamente in altri paesi , sono tutti da attribuirsi non tanto alla violenza del terremoto ,quanto all’incuria dell’uomo e taluni anche a disgraziate circostanze affatto indipendenti dal movimento sismico. Citerò, come esempio,S.Ilario dello Jonio .Nella parte alta del paese, in pendio c’era la casa Campese troppo alta, vecchia e già lesionata prima del terremoto. Per la scossa del 23 ottobre, tutte le volte in vivo sprofondarono, crollarono anche i muri esterni nella parte corrispondente al 2° piano, e il materiale formato specialmente da un grosso pietrame , cadde verso sud, sopra una casetta bassa,formata dal solo pianterreno,dove, in una sola camera, dormivano 8 persone delle quali 5,cioè 2 adulti e 3 bambini ,morirono,e le altre 3 rimasero ferite. Questa casupola non aveva volta,ma soffitto ;quindi è certo che ,se non vi cadeva sopra il muro della casa Campese, nessuno sarebbe morto. In tutta la parte inferiore del paese ,le case furono lesionate ,ma restarono in piedi e non ci furono vittime. Nello studio di questo terremoto ,bisogna andare ben guardinghi nel dedurre l’intensità della scossa dai danni subiti dalle case; poichè negli stessi colpiti ora, due terremoti recenti (del 16 novembre 1894 e dell’8 settembre 1905) avevano cagionato lesioni più o meno gravi, le quali in generale, non erano state riparate affatto o mal riparate. L’area non disastrosa, ma gravemente danneggiate si estende abbastanza regolarmente per circa 20 Km tanto a nord come ad ovest di Ferruzzano dimostrando che presso questo paese si deve porre il si deve porre il centro il scuotimento(Tav I). Un fatto importante precisa sempre meglio la posizione di quest’area centrale del terremoto; ed è che il mare più vicino ad essa ,mentre era in perfetta calma al momento del terremoto ,si avanzò sulla spiaggia per circa 30 m.,ritornando poco dopo entro i suoi ordinari confini. Questo maremoto, seguito immediatamente dopo il terremoto, si rese sensibile sopra un’estensione di circa 10 Km ,tra capo Bruzzano e il fiume Careri. Le isosismiche cominciarono a diventare molto dissimetriche rispetto all’epicentro col grado V – VI della mia scala sismica e la dissimetria si accentua sempre più con i gradi inferiori. Infatti, mentre l’area rovinosa del terremoto è limitata al versante jonico dell’Aspromonte le onde sismiche mediocri o leggere si propagarono più facilmente verso il versante tirrenico dell’Appennino. On ogni modo il terremoto si propagò più lontano a nord,lungo la penisola che ad ovest nella Sicilia ;dove si nota pure un evidente ombra sismica a ponente dell’Etna. Per spiegare queste apparenti anomalie ,si può supporre che l’area centrale più danneggiata abbia ricevuto il movimento principale direttamente dall’Ipocentro ,invece le aree sismiche più esterne abbiano ricevuto solamente o quasi le onde superficiali provenienti dall’epicentro,le quali hanno dovuto attraversare terreni più eterogenei litologicamente e tectonicamente nelle diverse direzioni. Questa supposizione‚ confortata dal fatto che la componente verticale andò rapidamente decrescendo col l’allontanarsi dal circondario di Gerace, diventando minima o nulla nelle provincie Catanzaro e di Cosenza. Quest’ ultimo fatto dimostra pure che il centro di scossa non fu molto profondo. Invece pare che sia stato alquanto più profondo l’ipocentro della scossa preparatoria delle 21h 29m;poiché mentre la sua area centrale quasi si identifica con quella del terremoto disastroso ,constatai che 1° la sua intensità allontanandosi dall’epicentro ,decrebbe meno rapidamente 2° la sua componente verticale si mantenne relativamente più sensibile anche lontano dal centro di scossa. Intorno alle cause della saltuaria distribuzione dei danni ,dovrei ripetere press’ a poco ciò che già dissi in occasione del terremoto calabrese del 1905;solo aggiungerò che il grande sviluppo , che hanno nel circondario di Gerace è certamente la causa principale dei lenti movimenti di frana che si verificarono in molti paesi del circondario stesso, indipendentemente dai terremoti;e,per necessaria conseguenza ,accrebbe l’azione dannosa di questa sugli edifici. Nei circondari di Gerace e di Reggio C.,i danni crebbero in maniera evidente salendo dal mare alla montagna e ciò per diverse ragioni ,cioè 1° perchè i paesi vicini al mare sono in terreno pianeggiante ; 2° si trovano su alluvioni di notevole spessore, le quali attutirono il movimento sismico; 3° perchè con tutta probabilità il movimento proveniva non dal mare ,ma dall’Aspromonte. In alcuni luoghi il suolo si spaccò, ma le spaccature furono superficiali e non accompagnate da faglie; in altre località spaccature preesistenti dovuti ad antichi terremoti o ai lenti movimenti di frana, di cui ho parlato sopra, s’ingrandirono. Nessun movimento speciale importante si verificò lungo le linee ferroviarie della regione colpita dal terremoto. In poche località, le acque sorgenti presentarono alterazioni di lieve importanza o temporanea. Infine niente fa supporre che una porzione più o meno grande della corteccia terrestre abbia presentato un sensibile movimento di massa al momento della scossa .La durata della grande scossa del 23 ottobre 1907 fu di 10a a 12a ossia 4 volte minore di quella dell’8 settembre 1905; il movimento fu continuo e d’intensità poco variata: il rombo precursore fu poco sensibile, tanto che nell’area più danneggiata , alcuni affermano di non avere avvertito nessun rumore riflettendo alla grande etereogeneità litologica delle rocce della Calabria ed alla sua tectonica molto compliata, si capisce come il movimento sismico abbia dovuto fortemente deviare per riflessione e per rifrazione al passaggio di una roccia all’altra di diversissima natura .Tuttavia provai a tracciare sopra una carta geografica gli azimuths sismici più sicuri e trovai che accennano abbastanza bene all’area epicentrale, come risulta determinata dalla distribuzione dell’intensità. Le repliche non furono molte numerose ed è notevole il loro regolare decremento con l’allontanarsi dell’area mesosismica. Queste conclusioni ,che in altro mio lavoro documenterò molto esattamente, dimostrano completamente insussistente o almeno troppo generale la recente affermazione di Hobbs ,che nei terremoti calabresi “No relation whatewer between local intencity of shocks an distance from the epicenter is perceptible ” Le deformazioni delle curve isosisme trovano sufficiente spiegazione nella complicata struttura geologica della regione.