LE CHIESE REGGINE: CHIESA DELLA MADONNA DEI POVERI

La chiesa della Madonna dei Poveri, comunemente conosciuta come a Krèsiê Pipi nel quartiere Trabocchetto, è il più antico edificio cristiano esistente nella città di Reggio Calabria.

Originariamente il luogo di culto, dedicato al Santissimo Salvatore, fu edificato probabilmente nel corso del X secolo. Fu una parrocchia succursale della Cattolica dei Greci allora unica del centro cittadino ed ubicata in Piazza Italia.

Come si può leggere nella vita di San Lorenzo di Frazzanò, che visse a Reggio intorno al 1158, l’esistenza della chiesa è documentata quindi già dalla metà del XI secolo da identificare con una delle tre chiese poste sulla collina che “per la sua vicinanza sovrasta la città“.

Da questa parrocchia, fino alla metà del XVIII secolo, la domenica delle Palme partiva la celebre “processione della Sannà” che percorreva a ritroso quella che forse era stata la via sacra dei greci, dalla Cattolica (agorà) fino alla collina del Trabocchetto (acropoli).

Dell’originale edificio bizantino rimane il pregevole parato murario molte volte rimaneggiato, emergente dal suolo per circa due metri, decorato con archi e nicchie, che mostra ancora disegni, simboli apotropaici, dei graffiti e un nome in greco, forse la firma di un muratore.

Durante l’epidemia di peste che afflisse la città negli anni 1576/1577 fu impiantato il lazzaretto intorno alla chiesa e per tale motivo la chiesa per diversi anni fu inibita al culto per timore che quel luogo fosse ancora causa di contagio. Le sue strutture, causa l’abbandono, subirono inevitabilmente dei danni.

Negli anni a cavallo tra il XVI e il XII secolo fu ristrutturata abolendo le antiche tre absidi bizantine e sostituite con l’unica ampia abside ancora esistente, nei muri furono create cinque finestre, quattro delle quali ancora visibili, fu rifatto il tetto le cui grondaie erano sostenute da cagnoli in pietra intagliata in parte conservati.

Con il sisma del 1783 crollò la facciata ubicata di qualche metro più avanti rispetto all’attuale provocando l’abbandono della chiesa che si protrasse per alcuni decenni fin quando un pasticcere reggino tale Paolo Albanese, detto “Paulu Pipi”, acquistò il terreno con tutti i ruderi dove sorgeva anche la chiesa, di quest’ultima alzò le murature di circa tre metri, rifece la facciata e il campanile e dette il suo nome: a Krèsiê Pipi. Il restaurato luogo di culto fu dedicato a San Paolo dotandolo anche di una statua del santo ancora conservata.

Il terremoto del 28 dicembre 1908 danneggiò notevolmente la struttura facendo crollare la facciata e il campanile. Sui muri rimasti in piedi, la squadra dei soccorritori americani costruì una chiesa baraccata con il tetto in lamiera spunto questo per la nuova denominazione data: a krèsiê landa. La parrocchia, sempre dedicata a San Paolo, serviva come luogo di culto per il notevole numero di baraccati che si insediarono sulle colline orientali della città. Tra le opere del dopo terremoto fu costruita anche una nuova chiesa nelle vicinanze, l’attuale chiesa di San Paolo alla Rotonda, dove la parrocchia si trasferì nel 1935.

Nella chiesa baraccata del Trabocchetto furono trasferiti gli arredi e le devozioni che avevano sede in due chiesette delle zona, anch’esse distrutte dal terremoto, quella dell’Immacolata, dalla quale proviene la statua ottocentesca della Madonna, e quella della Madonna dei Poveri, dalla quale giunse l’omonimo quadro settecentesco. La chiesa venne denominata dell’Immacolata Madre dei Poveri perdendo così il titolo voluto da Paulu Pipi.

Negli anni 1979/80 per l’iniziativa di frate Carlo Longo, grazie al sostegno economico e alla manovalanza degli abitanti della zona, fu ristrutturato tutto l’edificio.  La fatiscente baracca fu demolita e sulle strutture murarie esistenti furono integrate le parti mancanti. La chiesa restaurata fu consacrata dall’arcivescovo Aurelio Sorrentino il 30 novembre 1980.

Successivamente sono stati messi completamente in luce i ricchi resti delle antiche strutture bizantine e il parato murario ornato di graffiti e di nicchie ornamentali. In queste ultime per esigenze di stile e di continuità storica sono state collocate delle icone, che provengono dal mercato antiquario o sono state appositamente dipinte da un artista contemporaneo, il pittore ateniese Nikolas Houtos.

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