LA LEGGENDA DELLA CHIESA DI SAN NICOLA VERMICUDI DI ROSARIO VALANIDI

Sulla strada che da Ravagnese porta a Santa Venere, passando da Oliveto e poco prima di giungere a Trunca, possiamo ammirare, a sinistra della via, in località Rosario Valanidi, un alto colle con sopra edificata una chiesetta affacciata sul torrente Valanidi. È la chiesa di San Nicola, che gli anziani conoscono come San Nicola di Vermìcudi. Originariamente questa chiesa era stata costruita lungo l’argine del torrente ma durante una delle tante disastrose alluvioni, esattamente quella del settembre 1793, essa fu completamente distrutta dall’impeto delle acque. Dalle macerie, fu estratto, miracolosamente intatto, il calice che conteneva le ostie consacrate cosicché il luogo di culto fu riaperto in una baracca poco più giù,  nella contrada Casale, dedicandolo alla Madonna del Rosario. L’intento dei fedeli di quel luogo, però, era quello di ricostruire la chiesa là dove sorgeva prima. La leggenda ci narra che durante i lavori di ricostruzione, i materiali edili lasciati sulla riva del Torrente nottetempo venivano trasportate da schiere di formiche verso un terreno posto più in alto, sopra un solido spuntone roccioso, che domina un’accentuata ansa del torrente stesso. I fedeli interpretarono la cosa come segno della volontà del Santo di far sorgere il sacro edificio in quell’altro posto che sicuramente presentava minori pericoli e così fu fatto. Questo fu l’avvenimento che dovrebbe spiegare la denominazione Virmìcudi, che dal grecanico significa appunto “formiche”.