IL FARO DI CAPO SPARTIVENTO E LA STORIA DI SANT’ELMO

Gli antichi lo chiamavano Heracleum Promontorium (60 a.C.), assai prima che l’Heracle dei greci divenisse L’Ercole degli italici che cominciarono a chiamarlo Erculeum Promontorium. Assai comprensibile, vista l’indubbia importanza, sia dal punto di vista nautico che geografico, il motivo per cui gli antichi colonizzatori lo consacravano al culto dell’antico eroe. In tempi antichi abitava all’interno di una grotta un eremita, Sant’Elmo, che viveva di questua. Sant’Elmo aveva un fratello e sette nipoti. Un tragico giorno il fratello morì, e l’eremita prese con sé le sette figliuole del defunto. Ormai la questua, già appena sufficiente per lui, non bastava più. Una notte mentre meditava e pregava nel tentativo di trovare una soluzione, gli apparve un gigante con una lanterna accesa. Era San Cristoforo per dargli aiuto proprio con la lanterna. L’eremita, non capendo in che modo la lanterna potesse risolvere il suo problema, chiese informazioni. San Cristoforo rispose: “Tu sai che i contrabbandieri vanno per mare. Orbene, quando la notte e’ buia e i venti si scaricano sui flutti, accendi la lanterna, piantala sopra uno di questi scogli e fai lumi ai poveri contrabbandieri che corrono pericolo di rompere la barca”. Da quella sera, Sant’Elmo, fece come gli era stato detto e ricominciata la questua, non passò giorno che non tornasse nella grotta con le bisacce piene di ogni bene, dono dei contrabbandieri grati per l’aiuto, riuscendo così a sfamare le nipoti. Ancora oggi, dopo tanti secoli dalla sua morte, Sant’Elmo, scende dal cielo con la lanterna accesa e salva le navi che stanno per naufragare. Custode del promontorio, il bianco faro di punta Capo Spartivento, si erge fiero e domina su un mare arrabbiatissimo, dove tre imponenti scogli emergono dalle acque. Avendo come sfondo, nelle giornate limpide, il più maestoso tra i guardiani delle coste, l’Etna.

[Tratto dalla pubblicazione Brancaleone tra natura e cultura (a cura del comitato di Gestione della Biblioteca Comunale “Cesare Pavese” di Brancaleone)]

Foto tratta da panoramio