IL BENEFICIO DI SAN LEONE E LA STORIA DELLA CHIESA DI SANT’ELIA DI RAVAGNESE [parte terza]

Con un’attenta ricerca, il professore Carmelo Cutrupi riesuma la storia della piccola chiesa di Sant’Elia di Ravagnese, dalla fondazione nel secondo Settecento.

[parte prima]   [parte seconda]

 

L’ULTIMO TRENTENNIO DEL XX SECOLO

Negli anni Settanta, e ancor di più negli anni Ottanta e Novanta, tutto il rione di Ravagnese è interessato da un’opera di urbanizzazione tanto intensa quanto selvaggia, che ne trasforma profondamente l’aspetto. In seguito alla costruzione della superstrada jonica, quelli che erano grandi e ridenti giardini di agrumi, lontani dalla città, diventano un grande quartiere dormitorio completamente privo dei servizi essenziali.

Naturalmente la cappella di Sant’Elia, pur essendo piccola e in cattive condizioni, deve far fronte ad un grosso bacino di utenza che si serve di fatto dei locali della chiesa, che continua a essere servita dal parroco della parrocchia del Buon Consiglio di Ravagnese di cui giuridicamente fa parte per tutte le funzioni religiose, amministrazione dei sacramenti compresa. Così nel 1994 un gruppo di fedeli promuove una pubblica colletta, finalizzata al rifacimento del tetto e alla manutenzione straordinaria di tutto l’edificio. La realizzazione del progetto e la direzione dei lavori vengono affidati all’architetto Carlo Harembergh, della famiglia De Blasio di Palizzi. L’intervento riesce, dopo anni di incuria, a ridare dignità e decoro all’interno della chiesa. Viene innanzi tutto recuperata l’antica cappella laterale, destinata al coro (essa era stata chiusa nei lavori eseguiti negli anni Cinquanta) e l’altare di legno rimosso e distrutto. Al posto dell’altare sono state create due grandi finestroni, decorate con delle vetrate istoriate, di soggetto mariano. Le vetrate realizzate dalla ditta Arct Tipo di Reggio Calabria e dipinte dal pittore Agostino Fagà raffigurano l’Annunciazione, il Natale, la Pentecoste e l’Assunzione della Vergine.

L’architetto Haremberg riesce poi a dare un notevole slancio verticale al tempio, che prima appariva basso e schiacciato, attraverso la realizzazione di splendide capriate, realizzate in legno e in acciaio che, come ha sottolineato con illuminata intuizione don Curmaci, “rappresentano le mani del popolo di Dio levate al cielo in segno di preghiera”.

Nella stessa cappella laterale è conservato un confessionale barocco risalente al 1776. Esso insieme al quadro che fa mostra di sé sull’altare maggiore e ad uno splendido ostensori in argento, probabilmente di scuola napoletana, sono le ultime vestigia di quella che fu la chiesa più nobile e antica di Ravagnese.

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L’ULTIMO DECENNIO (ndr)

Finalmente nel 2002 la piccola chiesetta viene elevata a “Parrocchia di San Giovanni Bosco – Chiesa dell’Immacolata Concezione”.

Nel 2010 ha visto la conclusione di ulteriori lavori di ristrutturazione consistenti nel tinteggio  delle pareti di fondo dell’altare, la sostituzione della porta della sacrestia e la realizzazione di due nicchie sopra l’altare per collocare la statua della Vergine Immacolata (a sinistra) e la statua di San Giovanni Bosco (a destra). Inoltre sono stati inseriti cinque contenitori per le offerte uno a destra della navata vicino al coro, tre sotto le statue della Vergine Immacolata, di San Giovanni Bosco e di Santa Rita e l’ultima sotto il quadro della Divina Misericordia.

Attualmente, unica chiesa dell’intera provincia, a espletare “l’adorazione eucaristica perpetua” che permette di pregare, davanti al Sacramento dell’Eucaristia, per tutte le ventiquattr’ore.

In questo mese di settembre 2015, don Severino Kazamwali Kyalondawa si è insediato a sostituire don Marcello Salamone sacerdote della parrocchia dall’ottobre 2008.

 

[Tratto dalla rivista “CALABRIA SCONOSCIUTA” (gen – mar 2002).

Un ringraziamento al professore Carmelo Cutrupi per la gentile concessione.] [Foto di Francesco Tripepi]

 

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