I PALAZZI REGGINI: PALAZZO DEL GOVERNO (PREFETTURA)

L’edificio che occupa l’isolato urbano compreso tra la piazza Vittorio Emanuele II (Piazza Italia) e il corso Vittorio Emanuele III (via Marina Alta), la via Spanò Bolani e la via San Francesco di Sales, ospita la Prefettura.

Esso è stato progettato dall’ing. Gino Zani, funzionario del Genio Civile di Reggio Calabria, che svolse un ruolo attivo nella ricostruzione della città dopo il terremoto del 1908. Per il progetto di questo edificio, per il quale adottò la “nuova” tecnologia con ossatura portante in cemento armato, venne premiato a Roma nel 1912.

Adattandosi ad un lotto di forma trapezoidale, l’edificio è articolato in due corpi di fabbrica che si sviluppano su due elevazioni: uno realizzato a livello della piazza, di forma a C che racchiude un cortile di forma rettangolare; l’altro a livello del corso Vittorio Emanuele III con corte centrale. Quest’ultimo nella distribuzione interna compensa la disimmetria del fronte della via Marina Alta con adattamenti in corrispondenza del salone delle riunioni e degli uffici del prefetto.

Nel primo corpo l’ingresso è definito da tre aperture con alte cancellate in ferro battuto ingentilito da motivi liberty, che si ripetono nei cancellati laterali che danno accesso ai giardinetti pensili situati lungo la via San Francesco di Sales e la via Spanò Bolani.

Dall’atrio d’ingresso si accede, sui due lati, agli uffici e frontalmente alla scala che attraverso due rampe simmetriche conduce al piano superiore dove è situato il salone di ricevimento decorato con decorazioni a stucco neoclassiche e da un soffitto decorato da Andrea Alfano che raffigura il tema della “Ricostruzione” (un gruppo di figure atletiche che solleva una colonna).

Sul prospetto principale, in corrispondenza del corpo centrale avanzato, si aprono tre balconi non aggettanti con balaustra in pilastrini di cemento che assumono un particolare rilievo nel sistema delle aperture. In esse si può notare una misurata cura nelle decorazioni delle cornici e delle finestre decorate con mensole che si alternano a cartelle e stilemi all’interno di un ambito architettonico definito dalla decorazione del piano terra a leggero bugnato, dalle doppie paraste d’angolo e dal coronamento con muro d’attico che, nella parte centrale, si eleva arricchendosi di motivi floreali, festoni e gruppi scultorei.

Il prospetto occidentale, che guarda verso il mare con una sola apertura d’ingresso affiancata da due finestre, da cui un tempo si accedeva agli uffici della Questura, ripete la composizione del prospetto principale differenziandosi nella dimensione che si presenta più allungata, lungo tutto il fronte del lotto, con una dignità maggiore per i due elementi d’angolo in cui sono presenti, al piano superiore, due balconi con un’apertura a trifora irregolare caratterizzata da pilastrini che dal balcone si elevano sino a raggiungere l’architrave decorata.

Meno rilevanti ma composte sono le facciate laterali in cui si ripetono la decorazione del basamento e il ritmo delle aperture architravate.

L’edificio se da un lato appare permeato da canoni eclettici dall’altro acquista un’originalità in quanto nell’uso della decorazione liberty riesce a superare l’ambito della mera decorazione.

Zani trasfonde in esso elementi della cultura architettonica padano-romagnola di simulazione dei materiali lapidei attraverso l’uso di intonaci particolari, in questo caso cementizi, (finta pietra negli elementi architettonici, finto marmo nelle sculture, ecc.), largamente usati successivamente in molti edifici nella ricostruzione della città.

[Tratto da: Reggio Città d’Arte (di Renato G. Laganà) – anno 2005]